Oliverio ha riferito a Spagnuolo e si prepara a fare altrettanto con Gratteri.
I Greco depositano i loro documenti in Procura. Pacenza è pronto a denunciare.
Un altro round giudiziario per la Sanità privata.
COSENZA – Prima si faceva a gara a chi la sparasse più grossa. Ora vince chi denuncia di più. È capitato, per la seconda volta (la prima fu nel 2015), tra il gruppo imprenditoriale iGreco di Cariati e i vertici della Regione.
Il bis è arrivato nella settimana appena conclusa. Ma in maniera più confusa, se possibile: stavolta, infatti, la denuncia non è più “univoca” come nel 2015, quando i big della Sanità privata chiesero i danni a Oliverio. Le tre parti in causa – cioè gli imprenditori cariatesi, il presidente della Regione e il suo consulente alla Sanità Franco Pacenza – sono prossimi a denunciarsi a vicenda. Gli amanti del casino a tutti i costi e i non pochi abituati a pescare nel torbido applaudono.
Aveva iniziato Saverio Greco, un po’ il portavoce della numerosa famiglia, giovedì, con un’incendiaria conferenza stampa a Catanzaro. Greco, tornando sulla vicenda dei posti letto, prima concessi e poi revocati, alla clinica Madonna della Catena, aveva fatto denunce pesantissime. Aveva alluso a richieste di finanziamenti da parte dei vincitori delle Regionali del 2014 e aveva accusato Franco Pacenza, il consulente del governatore per la Sanità, di ostacolare le pratiche relative al suo gruppo imprenditoriale. Per finire, l’imprenditore aveva minacciato il ricorso alla magistratura.
Nel giro di poche ore Oliverio aveva risposto in maniera altrettanto pesante: “I Greco facciano i nomi, se no in Procura vado io”. Detto fatto. Il presidente, venerdì, ha avuto un colloquio con il procuratore capo di Cosenza, Mario Spagnuolo. E si appresta a raccontare il tutto anche a Nicola Gratteri, il procuratore capo di Catanzaro.
I Greco non sono stati da meno. Sempre Saverio Greco ha annunciato di aver conferito mandato ai propri legali per agire in Procura. Buon ultimo, si è aggiunto Franco Pacenza, che ha annunciato l’azione più “classica”, sebbene in maniera non troppo esplicita: la querela per diffamazione e l’eventuale richiesta di danni.
Tutto questo avviene mentre i lavoratori della Madonna della Catena si preparano, tra l’altro senza rappresentanze sindacali, ad affrontare il tavolo di crisi convocato per lunedì dal prefetto. I “piccoli”, come sempre accade, rischiano di restare stritolati in una vertenza tra big, dove le ragioni della politica si scontrano con quelle dell’imprenditoria in un settore, la Sanità, in cui l’interesse pubblico in gioco dovrebbe consigliare maggiori cautele a tutti.
m. m.