Area Urbana
«Illegalità all’Asp di Cosenza: affidamento di servizi a società indagata per corruzione»
COSENZA – “E’ vero: al peggio non c’è mai fine. E quando, c’è di mezzo l’ASP di Cosenza, dal cilindro del prestigiatore, può uscire la qualunque. Ora è uscita la determina n. 316 del 27.luglio.2023. Sempre a firma del dott. Antonio Graziano, direttore generale dell’ASP di Cosenza. Si tratta di una determina, che, prima, di essere scrutinata nel merito, reclama una opportuna contestualizzazione storica. La determina riguarda gli ausili terapeutici per disabili”. La denuncia arriva dal consigliere comunale di Cosenza, Giuseppe Ciacco.
“Con delibera del Commissario dell’ASP di Cosenza n. 3149 del 10.11.2011 è stata avviata la procedura di gara per l’affidamento del servizio. La gara è stata vinta dalla “D&D MED. COM. S.P.A”, con la quale, l’Azienda sanitaria ha, poi, stipulato il contratto di affidamento del servizio in data 7.luglio.2013, repertoriandolo al numero 259. La durata del contratto era quinquennale e copriva, precisamente, il periodo intercorrente tra il 7.giugno.2013 e il 6.giugno.2018. Trascorso il quinquennio e scaduto il contratto, che cosa è successo? E’ accaduto, esattamente, questo: l’ASP di Cosenza, spudoratamente e d’imperio, senza neppure indire una nuova gara, ha prorogato il contratto in favore dell’originario aggiudicatario. E l’ha prorogato per altri 5 anni, sino al 6.giugno.2023. Una vergognosa e mostruosa oscenità.
Cioè a dire: l’originario aggiudicatario, da oltre 10 anni, gestisce il servizio in uno scandaloso regime di monopolio di fatto, che si è tradotto in un aberrante affidamento diretto. Sennonchè, il ricorso alla proroga costituisce un’ipotesi del tutto eccezionale, diretta a consentire la continuità del servizio e, quindi, la mera prosecuzione del rapporto contrattuale, in via del tutto temporanea, in attesa della definizione della nuova procedura di gara pubblica, che deve essere stata già avviata al momento della proroga. Altrimenti, l’azione amministrativa è posta nel perimetro della “macroscopica illegalità”. A dirlo non sono io. Ad affermarlo, autorevolmente, è la Corte dei conti – Sezione giurisdizionale per l’Umbria, con la sentenza 23 novembre 2022, n. 99, Presidente: Floreani – Estensore: Fava.
La vicenda scrutinata dai Giudici contabili aveva per oggetto la proroga del contratto per il servizio di lavanolo e di sterilizzazione intercorso tra l’Azienda ospedaliera di Perugia, la ASL Umbria 1 e la società SO.GE.SI. s.p.a. La Corte nella parte motivazionale, così testualmente argomenta: “Nel merito l’azione risarcitoria è fondata. Il contratto originario aveva scadenza naturale nell’anno 2013 ed è stato prorogato sino al 2015. Né anteriormente della scadenza naturale originaria, né durante il periodo della proroga, sono state completate le procedure di gara per l’affidamento del servizio ad [un] nuovo soggetto. Nella specie, è stato utilizzato lo strumento della proroga n modo patologico e abusivo, consolidando e stabilizzando sistemi anticoncorrenziali, ovverosia legittimando la prosecuzione della prestazione dei servizi a cura del precedente affidatario uscente. Con produzione di un consistente danno erariale, imputabile a colpa gravissima in capo a tutti i convenuti”.
Conseguentemente, la Corte ha quantificato in 5 milioni e mezzo di euro il danno erariale, condannando al relativo pagamento i direttori generali, i direttori amministrativi e i direttori sanitari dell’ASL Umbria 1 e dell’Azienda ospedaliera di Perugia, firmatari del provvedimento di proroga. Ebbene, la fattispecie concreta deliberata dalla Corte dei conti – Sezione giurisdizionale per l’Umbria è perfettamente sovrapponibile alla proroga disposta dall’ASP di Cosenza in riferimento al contratto per la gestione del servizio relativo agli ausili terapeutici per disabili.
E, allora, mi domando: ma come mai, in Calabria non si muove niente? Come mai, in Calabria, nonostante la plateale notorietà dei fatti, tutti fanno finta di non vedere e di non sentire. Come mai, in Calabria, nessuno interviene? Anzi, a intervenire sono, sempre, gli stessi attori, interpretando, sempre, lo stesso identico blasfemo copione. E si, perché, trascorso l’ulteriore quinquennio e scaduto, anche, il contratto di proroga, che cosa è successo? E’ accaduto, esattamente, questo: l’ASP di Cosenza, spudoratamente e d’imperio, senza neppure indire una nuova gara, e, verosimilmente, senza neppure adottare un formale e ulteriore atto di proroga, ha lasciato la gestione del servizio in mano dell’originario aggiudicatario, quello del 2013, il quale, nel frattempo, per intervenute trasformazioni societarie, ha assunto la denominazione sociale di Althea S.p.A. Ma chi è Althea S.p.A? L’Althea, con sede legale in Roma, al viale Alexandre Gustave Eiffel, 13, si autoproclama “leader pan-europeo nei servizi destinati alla sanità”. Sta di fatto che, nel mese di ottobre del 2022, l’Althea, insieme a 2 suoi dipendenti, è rimasta coinvolta nell’inchiesta “Sorella sanità 2“, condotta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo. L’ipotesi accusatoria riguarda un presunto giro di tangenti per centinaia di migliaia di euro e di gare truccate per 700 mln in alcune aziende sanitarie siciliane. Gli indagati sono accusati, a vario titolo di corruzione, turbata libertà degli incanti, turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, riciclaggio, emissione di fatture per operazioni inesistenti.
“Perché ad Althea l’affidamento non è stato revocato?”
Più specificatamente, il 21.ottobre.2022, all’Althea, il GIP aveva applicato, ai sensi del decreto legislativo 231/2001, che disciplina la responsabilità degli enti per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato, la misura cautelare interdittiva temporanea del divieto di contrarre con le pubbliche Amministrazioni per la durata di un anno e ai 2 dipendenti la misura cautelare coercitiva degli arresti domiciliari. Successivamente, le misure cautelari, così disposte, sono state revocate. E, tuttavia, l’Althea e i suoi 2 dipendenti, risultano, ancora e tutt’ora, indagati, in concorso fra loro, per il delitto di corruzione. Ciò nonostante, né l’ASP di Cosenza, né il Commissario ad acta alla sanità della regione Calabria hanno decretato l’annullamento, in autotutela, dell’affidamento diretto del servizio relativo agli ausili terapeutici per disabili, disposto in favore di Althea. E la circostanza è strana, molto strana. Non foss’altro perché smentisce, clamorosamente, un precedente specifico di segno diametralmente opposto. Infatti, la Regione Calabria, con proprio decreto dirigenziale, ha decretato l’annullamento, in autotutela, dell’aggiudicazione dei lotti 1 e 2 della gara per l’affidamento del servizio integrato di manutenzione e gestione delle apparecchiature elettromedicali delle aziende sanitarie e ospedaliere della Regione Calabria, disposto in favore della società Tecnologie Sanitarie S.p.A. decretandone l’esclusione, in conseguenza della scoperta postuma di indagini penali per concorso in corruzione aggravata a carico dell’ex amministratore delegato della società e di un dirigente, in relazione alle quali erano stati mossi addebiti anche alla società ai sensi del d.lgs. 231/2001. Ebbene, la posizione processuale dell’Althea spa e della Tecnologie sanitarie spa sono perfettamente identiche.
E, allora mi domando: perché a Tecnologie sanitarie spa è stata revocato l’affidamento e, viceversa, ad Althea spa l’affidamento non è stato revocato? Anzi, addirittura, ad Althea spa è stato affidato il servizio revocato a Tecnologie sanitarie. Quali sono le torbide e inconfessabili ragioni sottese a cotanto spudorato cordone protettivo a favore di Althea spa? Quali sono? Ovviamente, qualcuno potrebbe obiettarmi: ma che cosa c’entra, in tutto questo verminoso bailamme, la determina n. 316 del 27.luglio.2023 a firma del dott. Graziano? E, invece c’entra e come c’entra! Perché, adesso, la vicenda si colora di tinte, semplicemente, farsesche.
Correva, esattamente, il 29.dicembre.2022 e l’ASP di Cosenza ha pubblicato, con numero di protocollo 174857, un avviso pubblico, il quale aveva per oggetto “manifestazione di interesse finalizzata all’individuazione degli operatori economici da invitare alla procedura negoziata per l’affidamento del servizio di gestione manutentiva e logistica distributiva degli ausili terapeutici per disabili…”. All’art. 5 dell’avviso c’era scritto che “la durata dell’appalto è di 12 mesi, decorrenti dalla data di inizio del servizio”.
All’art. 4 c’era scritto che “l’importo complessivo stimato della concessione è pari a 650 mila euro”. All’art. 8 c’era scritto che “all’istanza di invito non dovrà essere allegata alcuna offerta economica, pena l’esclusione”. All’art. 9 c’era scritto che “saranno invitati a partecipare alla successiva procedura negoziata tutti gli operatori economici, che avranno fatto pervenire istanza di segnalazione di interesse in tempo utile e che abbiano dichiarato il possesso dei requisiti richiesti”. Il termine per presentare le istanze di invito scadeva l’11.febbraio.2023. Il responsabile unico del procedimento era individuato nella dott.ssa Rosa Greco. Ebbene, è assolutamente chiaro e pacifico che l’istanza di invito, pena l’esclusione, non doveva contenere nessuna offerta economica, formulabile, solo, ad avvenuta ricezione dell’invito a partecipare. E, ora, entra in scena la determina n. 316 del 27.luglio.2023, che ha per oggetto la nomina della commissione giudicatrice relativa alla manifestazione di interesse di cui all’avviso del 29 dicembre 2022. Nel corpo della determina, a pagina 2, c’è, testualmente, scritto: “che entro i termini stabiliti dalla manifestazione di interesse sono pervenute n. 3 (tre) offerte da sottoporre a valutazione al fine di aggiudicare l’affidamento di che trattasi”. Ma come? Ma se all’istanza di invito non poteva e non doveva essere allegata nessuna offerta economica, adesso da dove sono uscite fuori queste 3 offerte? La selezione delle istanze di invito è stata già fatta? E chi l’ha fatta? E dov’è il verbale che attesta le operazioni di selezione? E su quale sito è stato pubblicato l’esito della selezione? E, poi, siamo sicuri che tutti gli operatori che hanno prodotto, rituale istanza di invito, sono stati, poi, effettivamente, invitati. O, forse, c’è qualche operatore che è stato dimenticato?
Il 19 settembre, qualcuno, ha pomposamente, dichiarato “gli acquisti di beni e servizi e i lavori delle aziende sanitarie e ospedaliere della Calabria saranno controllati dalla Direzione investigativa antimafia”. Anche questa procedura, – conclude Ciacco – di cui all’avviso del 29.dicembre.2022, sarà sottoposta al controllo della Direzione investigativa antimafia? O, questa procedura, per mille e una ragione, sarà, accuratamente, sottratta al controllo della Direzione antimafia? Staremo a vedere”.
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