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Il Ponte sullo Stretto? Il geologo Eraldo Rizzuti «Una partita a calcio giocata sulla pelle dei cittadini»

Eraldo Rizzuti Ponte sullo stretto

COSENZA – Non è solo un’opera ingegneristica: secondo il geologo Eraldo Rizzuti, il Ponte sullo Stretto di Messina è diventato secondo«una partita di calcio giocata tra tifoserie politiche, mentre in campo dovrebbero scendere competenza, responsabilità e rispetto delle norme». Dopo il rifiuto del visto di legittimità da parte della Corte dei Conti alla delibera CIPESS sul progetto, Rizzuti richiama l’attenzione su ciò che considera il vero nodo della vicenda: «Non è questione di essere favorevoli o contrari al ponte, ma di pretendere che ogni fase — tecnica, economica e ambientale — sia condotta con rigore. Qui parliamo di un’opera lunga 3,6 chilometri in un’area sismica tra le più delicate del pianeta».

Rizzuti elenca le criticità

Il geologo elenca una serie di criticità come l’assenza dei pareri obbligatori del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e del NARS, mancanza di una gara pubblica per l’affidamento, carenze nei progetti di sicurezza e sostenibilità ambientale. E sottolinea un punto chiave: «Lo Stato chiede ai cittadini di rispettare le leggi, ma poi è il primo a non rispettarle. In nome dello “snellimento burocratico” si rischia di cancellare le regole del buon costruire».

Tra le osservazioni più interessanti Rizzuti cita quelle del Comitato tecnico scientifico del Ministero dei Trasporti, che ha formulato 68 rilievi su aspetti sismici, geologici, strutturali e ambientali, e quelle della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), che ha segnalato impatti su siti protetti e carenze nelle misure compensative.

«Se non si risponde puntualmente a tutte le osservazioni — afferma il geologo — il progetto rischia di essere fuori legge e, di fatto, abusivo. Prima di costruire bisogna garantire che il ponte sia sicuro, sostenibile e conforme alle norme. Diversamente, sarà solo uno spreco di denaro pubblico». Rizzuti torna su una metafora calcistica: «Questa non è una partita tra post-comunisti e post-fascisti. È una questione di conoscenza, scienza e buon senso. Ma finché continueremo a tifare invece di ragionare, resteremo una squadra di dilettanti allo sbaraglio».

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