Tirreno
Il dramma del 30enne di Cetraro Mattia Spanò: pena scontata ma resta in carcere «non ce la faccio più»
REGGIO CALABRIA – Mattia Spanò, 30 anni, si trova ancora recluso nell’istituto penitenziario di Arghillà nonostante abbia già terminato di scontare la sua pena dopo aver tentato di uccidere la madre nel 2021. Per la sua condizione psichiatrica, accertata da perizie mediche, il giovane dovrebbe essere collocato in una Rems, una struttura sanitaria dedicata, ma in Calabria i posti disponibili sono insufficienti. Così, in assenza di alternative, continua a rimanere in carcere. A fargli visita ci sono proprio i suoi genitori, la madre e il padre che racconta ai microfoni della TGR da disperazione del figlio «se non esco da qua papà perdonatemi ma mi uccido. Mattina è un ragazzo che non può rimanere in carcere, lo vogliamo vicino casa».
Una vicenda complessa e dolorosa quella di Mattia Spanò, trentenne originario di Cetraro, che si trova ancora una volta a fare i conti con le carenze strutturali e organizzative. Ha terminato di scontare la sua pena il 15 agosto scorso, dopo una condanna a sei anni di reclusione per il tentato omicidio della madre. La sua situazione, tuttavia, è resa ancora più delicata dalla presenza di gravi disturbi psichiatrici, come attestato da una perizia dello psichiatra che lo ha giudicato seminfermo di mente. Già nell’aprile 2024, mentre era in carcere, aveva tentato di togliersi la vita. Per casi come il suo la destinazione naturale dovrebbe essere una Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza), strutture pensate per accogliere persone autrici di reato affette da patologie mentali e considerate socialmente pericolose. Qui, infatti, è possibile avviare percorsi di recupero e riabilitazione mirati.
La Calabria, però, dispone soltanto di due centri: uno a Girifalco, in provincia di Catanzaro, l’altro a Santa Sofia d’Epiro nel Cosentino. In totale i posti disponibili sono appena 20: tutti occupati. A questi si aggiungerebbero, come spiegato dal fratello di Mattia, altri 5 posti in strutture fuori regione, che però non vengono utilizzati: «Purtroppo ciò non avviene e non ne sappiamo i motivi», ha dichiarato. Il risultato è che, in assenza di disponibilità, Mattia continua a restare in carcere nonostante abbia già terminato di scontare la pena. Una condizione che da un lato configura un’ingiusta detenzione, dall’altro alimenta il disagio di un giovane che avrebbe invece necessità urgente di intraprendere un percorso terapeutico e riabilitativo.
Il legale di Spanò, Marco Bianco, aveva già presentato una richiesta di inserimento in Rems, senza tuttavia ricevere alcuna risposta «resta qui nel carcere di Arghillà dove viene monitorato e curato, che, come area sanitaria, ha oggettivamente dei problemi di sovraffollamento e dell’area sanitaria in se». La soluzione, a questo punto, sarebbe quella di accogliere il giovane in una comunità terapeutica vicino casa. Li i posti ci sono e il trasferimento sarebbe immediato. Ma la decisione spetta all’Asp e all’Amministrazione penitenziaria.
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