COSENZA – In occasione dell’annuale dichiarazione dei redditi, una delle scelte più significative è la possibilità di destinare il 5×1000 a un ente senza scopo di lucro: un’opzione facoltativa, a cui spesso non viene data la giusta attenzione, ma che può avere un impatto importante sul benessere collettivo.
Devolvere il 5 per mille è infatti un modo per sostenere concretamente attività di interesse pubblico. Tra le diverse destinazioni possibili, scegliere di devolvere questa quota dell’IRPEF alla ricerca scientifica significa contribuire al supporto di un ambito che produce conoscenza, promuove l’innovazione e migliora la qualità della vita degli individui attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie e terapie.
5×1000 alla ricerca scientifica: una scelta a vantaggio della collettività
Grazie al contributo del 5×1000, gli enti senza scopo di lucro possono programmare le proprie attività con maggiore tranquillità, garantire continuità ai progetti in corso e rafforzare il proprio impegno in iniziative che, pur avendo un valore riconosciuto, non sempre riescono a ottenere finanziamenti adeguati.
Nell’ambito della ricerca scientifica, tutto questo si traduce nella possibilità di dare seguito a studi già avviati e di mantenere operative le strutture e gli istituti che ne rendono possibile lo svolgimento.
Le risorse derivanti dal 5×1000, infatti, possono contribuire a sostenere attività essenziali come la raccolta e l’analisi dei dati, la gestione dei laboratori, la formazione del personale e l’acquisto di materiali o strumenti necessari.
In un settore che richiede continuità e precisione, la disponibilità di fondi può dunque incidere sulla qualità e sulla tempestività dei risultati.
Un gesto all’insegna della massima trasparenza
Naturalmente, per devolvere correttamente il proprio contributo è importante sapere come funziona il 5×1000 e a chi donarlo: per evitare che la quota dell’IRPEF rimanga nelle casse dello Stato, è infatti necessario compilare in modo adeguato il proprio modulo di riferimento per la dichiarazione dei redditi e scegliere esclusivamente tra le realtà ritenute meritevoli di sostegno economico, regolarmente iscritte negli elenchi ufficiali pubblicati dall’Agenzia delle Entrate entro una scadenza stabilita annualmente.
Tutto questo assicura che le somme arrivino effettivamente a realtà responsabili, la cui affidabilità è riconosciuta e verificata dallo Stato. Una tutela fondamentale sia per il contribuente sia per le iniziative finanziate: difatti, nell’ottica della massima trasparenza, ciascun ente beneficiario del 5 per mille è tenuto ogni anno a redigere un rendiconto completo di come le somme ricevute sono state impiegate.
E il vantaggio, anche in questo caso, è duplice, dal momento che, se da una parte si rafforza il valore del contributo, dall’altra si consolida il legame tra l’ente beneficiario e il contribuente, il quale ha così la possibilità di verificare personalmente come le somme vengono impiegate anno dopo anno.
L’impatto del 5×1000 alla ricerca scientifica in ambito medico
Nel panorama della ricerca scientifica, l’ambito medico è tra quelli che traggono maggiore beneficio dai fondi derivanti dal 5×1000.
Devolvere questa quota dell’IRPEF in questo campo significa contribuire a sostenere una rete di attività che incidono direttamente sulla qualità dell’assistenza sanitaria.
In termini di prevenzione, per esempio, la ricerca medica consente di migliorare l’identificazione dei fattori di rischio e di affinare gli strumenti clinici utilizzati nei programmi di screening. Studi su stili di vita, esposizioni ambientali, andamento dei parametri vitali e risposta individuale alle terapie permettono oggi di intervenire in modo più tempestivo e mirato, soprattutto nelle fasi iniziali di patologie croniche o degenerative. Il perfezionamento dei protocolli preventivi rende dunque possibile un intervento più precoce, con ricadute positive in termini di efficacia terapeutica e sostenibilità dei sistemi sanitari.
Dal punto di vista terapeutico, sostenere la ricerca significa promuovere lo sviluppo di trattamenti più efficaci, più tollerabili e meglio adattati ai bisogni dei pazienti. Questo riguarda non solo i farmaci, ma anche le procedure cliniche, le tecniche chirurgiche, la gestione integrata dei sintomi e la riabilitazione.
Un altro impatto altrettanto significativo della ricerca scientifica in ambito medico riguarda la possibilità di individuare cure e strumenti diagnostici per malattie che oggi ne sono ancora sprovviste, come nel caso delle malattie genetiche rare.
Si tratta di patologie causate da alterazioni del patrimonio genetico, che colpiscono un numero limitato di individui e che, spesso, si manifestano con quadri clinici gravi, degenerativi e a insorgenza precoce.
Proprio il finanziamento dei progetti di ricerca condotti su tali malattie, a cui si può contribuire anche con il 5×1000, ha permesso di registrare numerosi progressi in quest’ambito, tra cui lo sviluppo di terapie avanzate come la terapia genica, l’editing genetico e la terapia cellulare: tutti strumenti di cura innovativi che offrono opportunità importanti dal punto di vista diagnostico e dei trattamenti.
Una scelta che guarda al futuro
Sostenere la ricerca scientifica attraverso il 5×1000 significa quindi compiere un gesto di partecipazione civica e sociale, contribuendo a promuovere un modello di sviluppo che valorizza la conoscenza, riconosce il ruolo della comunità scientifica e investe nel bene collettivo.
È una scelta che avviene nel presente, ma guarda al futuro: quello di una società capace di affrontare le proprie fragilità dotandosi degli strumenti per comprenderle, prevenirle e trasformarle in nuove possibilità di cura.
