COSENZA – Una volta la belle presenza era tra i requisiti fondamentali per chi era in cerca di lavoro. Ora pare che essere belle sia un limite.
Sentite questa storia. Ha davvero dell’incredibile. “Sei irresistibile, devo licenziarti sennò il mio matrimonio potrebbe andare a rotoli”. Melissa Nelson si è sentita dire queste parole appena prima di essere sollevata dal suo incarico di assistente in uno studio dentistico. Il suo datore di lavoro temeva che la moglie lo lasciasse. “Sei troppo bella, mi ha detto di mandarti via”. Nessuna relazione nascosta, nessun tradimento, solo gelosia. Per questo la donna ha perso il lavoro. Ora termina anche una lunga battaglia legale. La Corte Suprema dell’Iowa ha infine dato ragione al suo capo: “L’allontanamento basato sull’aspetto fisico non viola le norme vigenti”.Nelson, sposata con due figli, è stata assistente di John Knight nel suo studio dentistico fino al 2010, quando è stata licenziata su richiesta della moglie di Knight che, dopo aver trovato alcuni messaggi che i due si erano scambiati, ha chiesto al marito di allontanarla. Nei messaggi – ammette la stessa moglie di Knight – non c’era allusione a un’eventuale relazione fra i due.La consorte di Knight ha però preteso il licenziamento della Nelson: “Mandala via”, aveva instistito. E a Knight non era rimasto altro da fare che accettare per non mettere a rischio la propria vita di coppia. Adesso la Corte Suprema dell’Iowa ha deciso che quel licenziamento era legale perché Melissa era tanto bella e attraente da rappresentare una minaccia per il matrimonio del suo datore di lavoro. La Corte Suprema dell’Iowa ha precisato che un licenziamento sulla base di queste motivazioni potrebbe non essere giusto e corretto ma non viola le norme vigenti sui diritti civili in Iowa. La sentenza della Corte Suprema.”Questa decisione è una vittoria per i valori della famiglia poiché la signora Nelson è stata licenziata per salvare un matrimonio, non perché è una donna”, giura al Daily Mail uno degli avvocati di James, Stuart Cochrane. “La decisione della Corte chiarisce che in casi come questo si può favorire la famiglia senza commettere discriminazioni”.