Provincia
Cosenza, emergenza cinghiali: ecco le proposte dei cacciatori
COSENZA – Ormai la loro presenza viene segnalata dappertutto, in montagna, in campagna ed in città. Stiamo parlando dei cinghiali che com’è risaputo oltre ad essere un potenziale pericolo per l’uomo, causano seri danni all’agricoltura. Basti pensare che i danni provocati al comparto agricolo, a livello nazionale, nell’ultimo quinquennio, sono stati stimati in ben 120 milioni di euro. E di questo fenomeno, divenuto ormai un’emergenza non ne è esente, ovviamente la provincia di Cosenza.
E come in ogni emergenza, però , bisogna fare i conti con la burocrazia, che com’è ormai prassi, rallenta quei processi che dovrebbero facilitare a trovare una soluzione. Oltretutto c’è la necessità di fare presto perché, oltre ad una loro veloce proliferazione, c’è un ulteriore rischio, la famosa peste suina africana (PSA), malattia virale dei suini e dei cinghiali selvatici, innocua per l’uomo, ma che è altamente contagioso tra i suini. Un virus che potrebbe provocare notevoli disagi socio-economici, perché, la presenza della peste suina, arresterebbe l’attività dei salumifici, con conseguenze per tutto l’indotto del settore, il settore agricolo e fermerebbe il turismo di montagna.
In tutto questo potrebbero avere un ruolo importante i cacciatori che però, anche loro sono costretti ad osservare dei regolamenti imposti dagli organi preposti regionali e provinciali, come l’Ambito Territoriale di Caccia di Cosenza, ingabbiati anche in questo caso dai laccioli della burocrazia.
LE PROPOSTE DEI CACCIATORI COSENTINI
Nei giorni scorsi a tal proposito, una folta rappresentanza di cacciatori cosentini, si è riunita in Santo Stefano di Rogliano, dove alla fine hanno elaborato una serie di proposte:
Ridurre, per le squadre di caccia al cinghiale, il numero minimo di presenze durante le battute di caccia così per come si sta prospettando la modalità di caccia in girata per i selettori/selecontrollori; Autorizzare il gemellaggio con altre squadre purchè sia raggiunto il numero minimo di dieci unità per la cacciata in braccata; Coinvolgere nei sopralluoghi atti a quantificare i danni prodotti da cinghiali, il delegato comunale; Lasciare l’utilizzo di caccia come avvenuto nella passata stagione venatoria; Istituire la figura di canettiere anche ad eventuale persona munita di sola abilitazione venatoria; Utilizzare i cacciatori formati nei controlli visivi e mandare ad esaminare all’Asp solo prelievi sospetti così da avere tempestiva risposta in caso di positività.

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