COSENZA – “Il Presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Cosenza ha, obiettivamente, alzato i toni circa la presenza degli operatori sanitari cubani negli ospedali calabresi. ll Governatore della Calabria, da par suo, ha replicato con inaudita rozzezza. E, tuttavia, al di là, delle formule linguistiche, Corcioni ha posto un problema serio e, al tempo stesso, assai inquietante. Rispetto al quale occorre bandire atteggiamenti pretestuosi e arroganti e ipocrite cortine ideologiche, funzionali, solo, a camuffare, omertosamente, l’oggettività della realtà”. A dichiararlo è il consigliere comunale di Cosenza Giuseppe Ciacco dopo le dichiarazioni del presidente Occhiuto rivolte a presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Cosenza.
“I medici cubani arruolati da Occhiuto non sono laureati in Medicina e Chirurgia”
“Occorre, viceversa, entrare nel merito delle questioni, dicendo, chiaro e tondo, come stanno, effettivamente, le cose. Gli operatori sanitari cubani, arruolati dal Governatore della Calabria, non sono laureati in Medicina e Chirurgia. A Cuba non esiste il Corso di laurea in Medicina e Chirurgia e non esistono le Scuole di Specializzazione post-lauream. L’organizzazione cubana si articola in un reticolo di corsi professionalizzanti. A Cuba esiste il corso professionalizzante in ortopedia, in cardiologia, in pediatria, in ginecologia e così dicendo. Esistono cioè e quindi, solo, corsi professionalizzanti.
Domanda: colui il quale, oggi in Italia, consegue il Diploma di Laurea in odontoiatria, può esercitare la professione medica? Assolutamente no! Ecco dov’è il trucco e il parrucco degli operatori sanitari cubani. Costoro non possono esercitare la professione medica, perché non hanno mai conseguito una Laurea in Medicina e Chirurgia. Abbia il coraggio il Governatore della Calabria di smentire, carte alla mano, questa incontrovertibile verità. La popolazione calabrese è, irresponsabilmente, affidata alle cure di gente, che non ha né i titoli, né la preparazione tecnica per fare il medico. Il che, non solo, mette in grave pericolo la vita delle persone, per quanto, mette in grave sofferenza la tenuta, in termini di legalità, dell’intero sistema.
Nella condizione data, si immagini l’ipotesi di un contenzioso medico-legale, scaturente da una prestazione resa da uno di questi operatori sanitari cubani. Quale assicurazione pagherà mai il sinistro? Nessuna assicurazione lo farà mai! Perché, qualunque compagnia assicurativa eccepirà – come giusto che sia – il difetto dei requisiti professionali in capo agli operatori cubani. Il che determinerà fragorosi cortocircuiti incendiari nei meccanismi risarcitori, che finiranno con il gravare, esclusivamente, sulle casse della sanità regionale, già sconquassate da una spaventosa voragine debitoria. E, sotto questo profilo, gli operatori cubani, qui in Calabria, sono inesorabili lievitatori di spesa pubblica.
È vero o non è vero che costoro, a fini diagnostici, rispetto ai medici nostrani, prescrivono il doppio, se non il triplo di indagini? È vero o non è vero che, da quando sono arrivati gli operatori cubani, presso il Pronto Soccorso di Cosenza le richieste di TAC, di risonanze magnetiche e consulenze specialistiche sono aumentate dell’80%? Abbia il coraggio il Governatore della Calabria di smentire, carte alla mano, questi incontrovertibili dati. Così come il Governatore della Calabria deve chiarire, carte alla mano, come mai, nonostante lo sbandierato contratto di servizio con la cooperativa cubana, questi operatori sanitari sono stati assunti con contratti a tempo determinato con l’aggiunta del pagamento, a carico delle Azienda sanitarie e ospedaliere calabresi, del vitto e dell’alloggio.
Si tratta di una procedura assai fosca, foriera di un macroscopico danno erariale, del quale, certamente, dovranno rispondere gli attuali direttori e commissari. E, ancora: se così stanno le cose per i cubani, perché ai medici italiani in servizio a tempo determinato presso il sistema sanitario della regione Calabria non vengono pagati il vitto e l’alloggio? Perché questa spregiudicata disparità di trattamento? E allora Eugenio Corcioni ha ragione. E allora la congestione del Pronto Soccorso di Cosenza non si risolve utilizzando gli operatori sanitari cubani. Anzi, in tal senso, la presenza di costoro finisce con il congestionare, ulteriormente, le attività del Pronto soccorso: i cubani hanno difficolta nel gestire il nostro sistema informatico; camminano, costantemente col traduttore in mano, per individuare il nome commerciale della molecola da prescrivere. Tutto ciò ancor di più dilata i tempi e sperpera energie. La congestione del Pronto Soccorso si risolve aumentando il numero dei posti letto.
Fra l’altro, a Cosenza, gli accessi al Pronto Soccorso sono sensibilmente diminuiti. Attualmente si registra una media di 60.000 accessi all’anno, a fronte dei 100.000 degli anni precedenti. C’è bisogno solo di incrementare la dotazione dei posti letto. I posti letto, secondo le linee ministeriali, dovrebbero essere 3 per 1000 abitanti. In provincia di Cosenza siamo a meno di 1,6 posti letto per 1000 abitanti e solo a Cosenza non sono attivi circa 200 posti letto. Ed è proprio l’incosciente mancata attivazione dei posti letto la vera causa del grave intasamento del pronto soccorso. Il Governatore spieghi, a chiare lettere, perché non agisce in questa direzione. E il Ministro della Salute si esprima sulla torbida vicenda degli operatori sanitari cubani”.
