Calabria
“Cambiate nome a viale Città di Cutro, rievoca la ‘Ndrangheta”, la polemica che divide Reggio Emilia
COSENZA – “Cambiate nome a viale Città di Cutro, rievoca la ‘Ndrangheta”. È questa la richiesta che arriva direttamente da Reggio Emilia lanciata dall’ex prefetta Antonella De Miro, ora in pensione, che nel corso del suo insediamento in città, dal 2009 al 2014, ha firmato centinaia di interdittive antimafia ad imprese soggette ad infiltrazione, tutte poi coinvolte nel maxi processo Aemilia.
De Miro è tornata a Reggio Emilia per ricevere la cittadinanza onoraria dal Comune di Rubiera ed in questa occasione, dal palco, ha lanciato la proposta relativa a viale Città di Cutro. Ora in città è polemica.
“Cambiate nome a viale Città di Cutro”, la proposta dell’ex prefetta De Miro e le reazioni della città
“Mi turba vedere questa strada intitolata a Cutro, vorrei che la prossima volta fossi accolta da ‘Via Reggio Emilia, città libera da tutte le mafie'”. Questa l’affermazione che ha scatenato in città polemiche e reazioni varie, la prima proprio quella della comunità cutrese che a Reggio Emilia conta oltre 5 mila residenti che ha fatto sapere: “Quella strada è intitolata a cittadini onesti come la maggior parte, Cutro non significa mafia”.
La strada in questione, che collega il centro città con la tangenziale Nord e il casello dell’autostrada nella zona dei ponti di Calatrava, era stata inaugurata nel 2018 dall’allora sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio e dall’omologo Salvatore Migale, primo cittadino di Cutro proprio per suggellare questo forte legame che c’è tra le due città.
L’amministrazione reggiana attuale si è resa favorevole alla richiesta dell’ex prefetto e ha fatto sapere: “Abbiamo chiesto un parere della consulta per la legalità, valuteremo…”. Di tutt’altra posizione, invece, è lo scrittore antimafia ed ex parlamentare Enzo Ciconte, calabrese d’origine, che alla proposta di De Miro risponde con una provocazione attraverso le colonne de Il Resto del Carlino: “Allora dovremmo cambiare il nome alla città di Reggio Emilia visto che vi è nato e ha agito Paolo Bellini, assassino al soldo della ‘Ndrangheta, condannato di recente all’ergastolo per l’orrenda strage di Bologna. Oppure della stessa Catania, paese di De Miro, di Palermo, Reggio Calabria o Napoli dove le guerre di mafia hanno mietuto migliaia di vittime. Ma non si possono addebitare le azioni criminali alle città e alle loro storie millenarie”.
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