COSENZA – In Italia c’è un’area vasta quanto i territori di Lombardia, Veneto e Piemonte messi assieme totalmente sprovvista di sportelli bancari. Per milioni di cittadini significa dover sopportare pesanti disagi per accedere a servizi necessari alla loro vita quotidiana, soprattutto per le persone anziane. E negli ultimi anni il problema si è perfino aggravato, senza che il ricorso sempre più spinto al digitale riuscisse a tamponare le falle apertesi nel frattempo. E non solo le persone a subire le conseguenze dell’abbandono dei territori da parte delle banche. Anche per molte piccole imprese la chiusura delle filiali rappresenta un problema rilevante. Un problema che si riassume semplicemente con due parole: meno credito.
La desertificazione bancaria è un problema drammatico per tutta la società italiana Trovare uno sportello bancario sta diventando sempre più difficile. Non solo nei piccoli centri o nelle aree montane, ma anche nelle grandi città. Il disimpegno delle banche dai territori non è però un fenomeno uniforme e riserva infatti alcune sorprese: a Barletta o a Grosseto è più facile imbattersi in una filiale che a Milano o a Roma. È uno dei risultati che emergono dall’Osservatorio sulla desertificazione bancaria della Fondazione Fiba, che ha elaborato un indicatore (Ipd, Indicatore di desertificazione provinciale) che assegna ad ogni provincia italiana un punteggio sulla base della percentuale, calcolata sui rispettivi totali, del numero di comuni senza sportello o con uno sportello, della popolazione residente, delle imprese con sede legale in detti comuni e della relativa superficie.
In Calabria appena 18 sportelli ogni 100mila abitanti
Il fondo della graduatoria è occupato da Calabria e Molise. All’ultimo posto, appaiate, Vibo Valentia e Isernia, precedute da Campobasso e Cosenza. Rieti (Lazio), Verbano-Cusio-Ossola (Piemonte), Aosta (Valle d’Aosta), Avellino (Campania), Reggio Calabria e Catanzaro (Calabria)completano il quadro delle dieci province più desertificate. Nella nostra regione i dati della Fiba evidenziano come vi siano appena 16 sportelli bancari ogni 100mila abitanti contro, ad esempio, i 67 della Provincia di Trento. I calabresi utilizzano poco anche l’home banking: appena il 27% contro una media italiana di poco sotto il 50%. Il 73% dei comuni in Calabria non ha sportelli bancari sul suo territorio e 11 comuni sono stati abbandonati negli ultimi 12 mesi. Il fenomeno di desertificazione potrebbe ulteriormente aggravarsi, raggiungendo rapidamente il 90% del territorio: i comuni con un solo sportello sono infatti il 17% del totale.
Colpiti 546mila calabresi e e imprese e 27mila imprese
La desertificazione bancaria in Calabria riguarda una popolazione di 546mila persone che risiedono in comuni che non registrano la presenza di alcuna banca (56mila utenti in più negli ultimi 12 mesi) mentre 316mila persone risiedono in comuni che hanno un solo sportello. Il 32% dei cittadini è stato privato dall’accesso agli sportelli bancari dal 2015 ad oggi. Dato negativo anche per le imprese a rischio senza uno sportello. Ad oggi sono 27mila le imprese calabresi che hanno sede in comuni che non vedono la presenza di alcuna banca: 3.100 in più negli ultimi 12 mesi. Dai dati dello studio First Cisl emerge anche che un terzo di queste imprese ha deciso di abbandonare il proprio comune dal 2015 ad oggi, mentre 18mila imprese hanno la loro sede in comuni con un solo sportello bancario.
Dati negativi in tutta in Italia
Ad oggi in Italia sono state chiuse 593 filiali e i comuni “desertificati”, senza sportelli sul loro territorio, sono cresciuti ulteriormente (+2,9%). Aumenta di conseguenza il numero delle persone (+ 270mila, oltre 4,2 milioni in totale) e delle imprese (+17mila, 249mila in totale) che non hanno accesso ai servizi bancari nel comune di residenza. Confrontando i numeri con quelli relativi alla fine del 2022, emerge che nel primo semestre del 2023 la desertificazione è avanzata più velocemente nelle Marche (-5%), in Lombardia (-3,9%), Sicilia (-3,6%), Lazio (-2,9%), Umbria e Veneto (-2,6%).
“I dati mostrano che la desertificazione bancaria ha colpito le province italiane in modo molto difforme – commenta il segretario generale di First Cisl Riccardo
Colombani – All’interno delle stesse regioni si registrano differenze marcate, mentre le grandi città, contrariamente alle attese, restano tutte fuori dalle prime
posizioni. Inoltre alcune province del Sud, nonostante la fuga delle grandi banche, mostrano una sorprendente resilienza e si installano al vertice della
graduatoria. In generale, le realtà che occupano i primi posti – continua Colombani – si contraddistinguono per il radicamento delle piccole banche, che con il rialzo dei tassi d’interesse vedono premiato il loro modello di business incentrato sulla territorialità e sull’erogazione del credito. È un’ulteriore conferma che la biodiversità bancaria non è un costo, ma una ricchezza, soprattutto in un contesto che vede le grandi banche continuare a chiudere filiali: quasi 600 solo nei primi mesi del 2023. Un ritmo insostenibile – conclude – che mette a rischio l’economia dei territori e la coesione sociale”.