REGGIO CALABRIA – Aveva perso un figlio e pretendeva vendetta degli uomini della famiglia Ascone, altrimenti sarebbe diventata la “prima pentita di Rosarno”. Il suo nome e’ Francesca Marfea
ed e’ stata raggiunta da misura cautelare stamattina, insieme ad altre ventidue persone nell’ambito dell’operazione “All Inside 3”. Il figlio era Domenico Ascone, cognome di una delle cosche piu’ “importanti” del reggino, al centro di una serie di operazioni intraprese dalla Compagnia Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria. Due donne coinvolte nell’operazione: la stessa Francesca Marfea e Carmela Fiumara, rispettivamente mogli del presunto reggente e del presunto capo di quello che gli investigatori indicano come il clan Ascone. Il maggiore Michele Miulli, comandante del Nucleo investigativo del Comando provinciale dell’Arma, ha illustrato il loro ruolo nel corso della conferenza stampa di oggi, che non si limitava a consegnare messaggi da e per il carcere i messaggi tra i rispettivi mariti e gli altri presunti sodali, ma c’e’ anche il reato di associazione mafiosa. In particolare, la Fiumara in un’occasione si e’ lamentata che il figlio, vittima di tentato omicidio, fosse stato soccorso e portato ferito all’ospedale, dove aveva terminato lo stato di latitanza venendo arrestato.