MILANO – Traffico illecito di rifiuti, l’imprenditoria lombarda nel mirino.
Otto titolari d’azienda residenti in Lombardia sono stati arrestati nell’ambito di un’indagine ‘costola’ di ‘Infinito’, la maxi-operazione contro le penetrazioni della ‘ndrangheta in Regione. Le ordinanze di custodia cautelare sono state notificate all’alba di stamane dai carabinieri del nucleo operativo ecologico e del comando provinciale di Milano. Altre venti persone sono state denunciate perchè coinvolte nel presunto traffico di rifiuti messo in piedi dagli imprenditori meneghini, mentre si sta procedendo al sequestro di due aziende. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore distrettuale antimafia, Alessandra Dolci, hanno “dimostrato la contiguità tra l’imprenditoria locale e appartenenti a famiglie calabresi legate alla ‘ndrangheta”. In particolare, gli imprenditori lombardi, tutti operanti nel settore del ‘movimento terra’ e aggiudicatari di diversi appalti in cantieri di Milano e dell’hinterland, utilizzavano il sistema del ‘giro bolla’ per smaltire illecitamente tonnellate di rifiuti in due cave situate in provincia di Lodi e di Novara. “Nel corso dell’operazione si sta procedendo al sequestro di due aziende di trasporto – si precisa -, due impianti di trattamento rifiuti e di 30 automezzi utilizzati per il trasporto delle terre inquinate”.
L’indagine del Noe ha portato alla luce un meccanismo utilizzato in casi analoghi: Stefano Lazzari e Orlando Liati, lombardi, 57 e 62 anni, si aggiudicavano i subappalti per lo smaltimento dei rifiuti di importanti cantieri come quello del Carrefour di Assago con la LL, impresa di loro proprieta’, ma in accordo con i titolari degli impianti di San Rocco Al Porto (Lodi) e Romentino (Novara) facevano figurare sui documenti operazioni di trattamento mai avvenute nella realta’. I camion della societa’, affidati a “padroncini” di origine calabrese in contatto con le cosche, scaricavano nelle cave migliaia di tonnellate di rifiuti non stoccati, assicurando profitti illeciti fino a un milione di euro. Liati, in particolare, era da tempo sotto osservazione dei carabinieri per i suoi rapporti di amicizia con Pasquale Barbaro, il boss della ‘ndrangheta morto nel 2007, e la Dia di Milano aveva disposto nei suoi confronti una misura interdittiva, poi revocata dal TAR. Secondo i carabinieri, Lazzari e Liati si sono aggiudicati alcuni appalti nei cantieri Brebemi ed Expo attraverso altre societa’ da loro controllate e la pericolosita’ di Liati viene confermata anche dai suoi contatti con uomini delle istituzioni che – come riporta l’ordinanza – lo avevano avvertito delle intercettazioni a suo carico. Insieme a Lazzari e Liati, finiti in carcere, i carabinieri hanno disposto anche gli arresti domiciliari per i fratelli Giuseppe e Antonio Carpineto e per il figlio di quest’ultimo, Angelo, tutti titolari della cava di San Rocco, oltre che per i responsabili della cava di Romentino, i fratelli Diego e Mauro Spinelli, insieme al custode Francesco Giugni. Le aziende sono state sequestrate con 29 mezzi, per un valore totale di tre milioni e mezzo di euro, e altre venti persone tra autisti e “padroncini” sono state deferite in stato di liberta’.