PALMI – Un’organizzazione criminale dedita alla consumazione di truffe ad operatori commerciali, falsificazione di documenti bancari e ricettazione.
Gli indagati rispondono a vario titolo di: associazione per delinquere; ricettazione; truffa; falsita’ in scrittura privata e uso di atti falsi e falsificazione; favoreggiamento personale. Otto persone sono state arrestate questa mattina a Gioia Tauro, nel reggino, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata a una serie di truffe compiute ai danni di ditte del Nord Italia; Si tratta di Giuseppe Bono, 42 anni, Michele e Rocco Paolo Caccamo, di 54 e 63 anni; Francesco Cosoleto, 35, Pasquale Labate, 29, Pino Priolo, 58, Antonio Russo, 49, e Andrea Torre, 52 anni. L’operazione e’ stata condotta dai carabinieri e della guardia di finanza di Reggio Calabria. I particolari sono stati resi noti questa mattina in procura a Palmi, ufficio che ha coordinato le indagini. L’attivita’, secondo quanto si e’ appreso, e’ stata avviata nel luglio 2012. Gli inquirenti hanno scoperto che a Gioia Tauro operava una vera e propria organizzazione criminale dedita alla consumazione di una serie di truffe; quelle accertate si aggirano sul milione di euro, attraverso l’esibizione di una fideiussione falsa. Il gruppo criminale trattava ogni tipo di merce, dal marmo ai vini pregiati. Tutta la merce truffata veniva piazzata sul mercato nero e permetteva ai criminali di realizzare grossi guadagni. L’organizzazione si serviva di alcune societa’ di comodo, indispensabili ai fini dell’accreditamento presso il soggetto truffato. Merce per un valore di circa 500mila euro e’ stata recuperata dagli investigatori durante le indagini. Gli otto arrestati rispondono a vario titolo di associazione per delinquere, ricettazione, truffa, falsita’ in scrittura privata e uso di atti falsi e falsificazioni; e favoreggiamento personale.
Sempre nella giornata di oggi la Guardia di finanza di Lamezia Terme ha eseguito 7 misure cautelari, tra cui arresti e obblighi di firma, a carico di altrettanti imprenditori lametini. L’inchiesta che ha portato all’emissione delle misure e’ stata condotta dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme. Sono stati anche sequestrati beni per un valore di sei milioni di euro, tra cui terreni, fabbricati, quote societarie ed automezzi. I provvedimenti riguardano gli amministratori di 8 imprese operanti nel settore dei trasporti per conto terzi di Gizzeria (Cz) e Lamezia Terme. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta aggravata, truffa aggravata, omesso versamento di iva e ritenute Irpef, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti ed occultamento di scritture contabili. L’ordinanza scaturisce da indagini avviate a seguito del fallimento, dichiarato nell’ottobre 2010, della “Poliservice s.r.l.” – una societa’ operante nel settore dei trasporti “conto terzi”. In particolare, i finanzieri, coordinati dalla procura lametina, hanno accertato che la societa’ era stata costituita ad hoc nel 2008 per consentire alle altre, operanti nel medesimo settore e riconducibili essenzialmente ad un ristretto nucleo familiare, di conseguire illeciti risparmi di imposte e contributi previdenziali e assistenziali, per poi essere destinata, a causa degli ingenti debiti erariali accumulati, al fallimento per insolvenza, dopo aver distratto o dissipato il patrimonio e i ricavi e aver creato passivita’ per quasi quattro milioni di euro. Il disegno criminoso sarebbe stato realizzato mediante la formale stipula di contratti di “associazione in partecipazione” tra la “Poliservice s.r.l.” e le altre imprese, che licenziavano formalmente quasi tutti i propri dipendenti per farli assumere, “sulla carta”, dalla prima. Quest’ultima, in qualita’ di associata, impiegava lo stesso personale (complessivamente circa 300 dipendenti) nelle attivita’ lavorative rispettivamente svolte dalle associanti. Gli inquirenti avrebbero accertato che, in realta’, i dipendenti avevano continuato ad espletare le stesse mansioni ed erano organizzati e gestiti, oltre che in alcuni casi remunerati, direttamente dai gestori delle imprese di provenienza, per cui la stipula dei contratti (peraltro vietati dalle norme sul collocamento della manodopera), era dolosa, finalizzata solo a consentire alle associanti di sottrarsi agli obblighi di versamento degli oneri previdenziali, assistenziali e fiscali, trasferiti all’associata che sistematicamente vi si sottraeva fino al fallimento, richiesto e ottenuto dalla Procura della Repubblica nell’ottobre 2010. A fronte delle false prestazioni, la Poliservice emetteva ingenti fatture alle associanti, consentendo loro anche di fruire detrazioni d’Iva e deduzioni di costi “gonfiati” rispetto alle effettive spese sostenute per il lavoro. La Poliservice ometteva il versamento dell’iva e delle imposte dirette su tali falsi “ricavi”. La frode era celata anche da frequenti e consistenti pagamenti, documentati dalle associanti con bonifici e assegni “tracciati” a favore della pPoliservice che le indagini finanziarie hanno dimostrato essere solo in parte utilizzati per pagamenti di stipendi, mentre ingenti somme erano prelevate dall’amministratore della poliservice in contanti, per pagare “fantomatici” fornitori. le imposte evase prese a base per il sequestro “per equivalente” derivano in totale da: Iva non versata per 1.214.365,49 euro; ritenute Irpef operate e non versate per 434.562,36 euro totale imponibile di fatture false emesse per 8.982.720,64. Fra i beni sequestrati: 74 fabbricati, 93 terreni, 195 mezzi, quote societarie e disponibilita’ finanziarie, pari a quasi sei milioni di euro. E’ stata definita in codice operazione “Tricky Truck”, l’azione giudiziaria che ha permesso alla Guardia di finanza di Lamezia Terme di seguire 7 misure cautelari, tra cui arresti e obblighi di firma, a carico di altrettanti imprenditori lametini accusati, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta e truffa aggravata. I destinatari dei provvedimenti dagli arresti domiciliari sono: Luigi Barbagallo, 48 anni, Carmelino Scalise, 65 anni entrambi di Lamezia Terme, Francesco Argento, 66 anni e Alfredo Argento, 73 anni, entrambi di Gizzeria. Mentre i destinatari dell’obbligo di dimora nel comune di residenza sono Michelino Argento, 45 anni, Francesco Argento, 48 anni e Domenico Cerra, 44 anni tutti di Gizzeria.