CATANZARO – Quando la disoccupazione aguzza l’ingegno.
Si e’ concluso con una condanna ed un’assoluzione il processo a carico di due infermiere accusate di aver mentito a proposito di rispettive precedenti esperienze professionali in qualita’ di ostetriche in modo da ottenere un maggior punteggio nella graduatoria finalizzata all’assunzione di “Collaboratore professionale sanitario-ostetrica”. Il giudice monocratico di Catanzaro, Barbara Fatale, ha assolto dalle accuse la 44enne Rita Arena “poiche’ il fatto non sussiste”, come richiesto dall’avvocato Amedeo Bianco, condannando invece Cristina Salerno, 35enne di Ciro’ Marina, a un anno e due mesi di reclusione, con concessione della sospensione condizionale della pena. Quest’ultima, secondo quanto contestato dal pubblico ministero, Paolo Petrolo, con “una dichiarazione sostitutiva presentata a febbraio del 2006 al Presidente straordinario dell’Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio di Catanzaro” avrebbe dichiarato falsamente di “aver prestato servizio presso la struttura sanitaria di Villa Sant’Anna in qualita’ di ostetrica, dal 01 settembre 2002 al 31 maggio 2004, mentre in realta’ prestava servizio dal 21 ottobre 2002 al 6 maggio 2003 in qualita’ di infermiera adibita al servizio in sala operatoria”. Cosi’, sempre secondo le accuse, avrebbe “indotto in errore con inganno la Commissione esaminatrice che, in forza delle false attestazioni, attribuiva alla Salerno, nella graduatoria finalizzata all’assunzione di collaboratore professionale sanitario-ostetrica cat. D presso l’Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio il punteggio di 2,375 (collocandola al 4* posto)”. Una collocazione che secondo l’accusa non le sarebbe spettata e che arreco’ dunque un danno ingiusto alle altre aspiranti al posto, una delle quali si e’ costituita parte civile ottenendo un risarcimento di 2.500 euro oltre alla rifusione delle spese.