CATANZARO – Da sempre in prima linea contro glia abusi del sistema bancario. Protezione e solidarietà.
L’ imprenditore Antonino De Masi sara’ sottoposto a misure di protezione. Lo ha deciso il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica che si e’ riunito a Reggio Calabria ed ha analizzato il contesto nel quale e’ avvenuta l’intimidazione contro un capannone del gruppo industriale De Masi a Gioia Tauro. Contro la struttura furono sparati quarantaquattro proiettili di mitragliatore Kalashnikov AK-47. Gia’ in passato le aziende del gruppo De Masi erano state vittime di intimidazioni. Alla riunione del Comitato hanno partecipato il Procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, il Questore Longo, il comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri Falfieri e della Guardia di Finanza Petruzziello. Il raid contro l’imprenditore è stato compiuto nella notte di venerdì quando numerosi colpi sono stati esplosi contro la porta di un capannone dell’azienda “Global Repairs”, nell’area retroportuale di Gioia Tauro, che si occupa di interventi di riparazione e manutenzione dei container, guidata da Antonino De Masi. La deputata Dalila Nesci, del Movimento Cinque Stelle, ha depositato stamane un’interrogazione parlamentare sull’ atto intimidatorio dello scorso 13 aprile ai danni dell’imprenditore calabrese. Nell’atto ispettivo, indirizzato al presidente del Consiglio e ai ministri dell’Interno e dello Sviluppo Economico, la deputata chiede “di sapere quali siano, benche’ al momento vi sia una protezione, le misure previste per la sicurezza personale dell’imprenditore De Masi, per la sicurezza della sua famiglia, per la sicurezza dei suoi dipendenti e per la continuazione dell’attivita’ aziendale”. La parlamentare domanda ai ministri interessati “in che modo intendano intervenire per garantire la sopravvivenza di un Gruppo che rischia di chiudere per mancanza di adeguate tutele e garanzie e per la vittoria di consorterie di tipo mafioso sullo Stato e sul titolare dell’impresa economica”. La deputata spiega che “De Masi, gia’ vittima di usura bancaria, ora e’ destinatario di veri e propri segnali di guerra, sicche’ non e’ possibile permettere, con silenzi o immobilismo, che chiuda l’attivita’”. Nesci afferma: “Adesso, devono intervenire le istituzioni, sia per le questioni di incolumita’ sia per consentire all’azienda di lavorare con tutte le tutele, anche a stima dell’usura di cui e’ rimasta vittima, come riconosciuto nel 2011 dalla Cassazione”. De Masi è infatti uno dei primi italiani ad aver denunciato l’illeggittimità degli interessi stratosferici richiesti dalle banche sui prestiti accusando alcuni istituti di credito di usura. L’imprenditore è anche l’inventore di una cella in cui rifugiarsi in caso di terremoto. Un “guscio” che s’installa nelle proprie case e resiste a un crollo di 10 tonnellate di cui ha regalato 10 esemplari ai terremotati dell’Emilia.