Francesco Gangemi nei suoi 50 anni di attività ha espresso forti critiche nei confronti della magistratura calabrese svelando diversi casi di malaffare e traffici di rifiuti radioattivi.
REGGIO CALABRIA – ‘Chi tocca la filiera delle famiglie potenti è quasi morto’. Così il giornalista Francesco Gangemi titolò uno degli articoli comparsi nel Gennaio 2015 in prima pagina sul mensile Dibattito News da lui diretto e disponibile sia in edicola sia on – line. Otto condanne per diffamazione a mezzo stampa inflittegli dai Tribunali di Cosenza, Reggio Calabria e Catania passate in giudicato dopo una carriera ultratrentennale lo hanno portato a un nuovo arresto. Già nell’Ottobre 2013, nonostante fosse invalido al 100%, fu prelevato dalla propria abitazione e ristretto presso il carcere di San Pietro a Reggio Calabria. Poi, dopo qualche settimana, fu scarcerato in quanto l’autorità giudiziaria si rese conto che non esistevano gli estremi per applicare la misura della custodia cautelare. Nei suoi cinquant’anni di attività il giornalista ha collezionato ben tre arresti, quello di ieri è il quarto, ed un anno di domiciliari attribuibili, direttamente ed indirettamente allo svolgimento della propria attività giornalistica. “Le mie inchieste – disse in un’intervista sulle colonne di QuiCosenza – pesano. Mi sono interessato dei rifiuti radioattivi e mi ha querelato finanche il presidente della Somalia. Ho pubblicato tutto. Ho pubblicato cose pesanti, pericolose; avrebbero potuto uccidere per quello che ho detto. Ho parlato di come venivano affondate le navi con i rifiuti radioattivi. Sono molto scomodo”.
Per indurlo a rivelare i nomi delle fonti, che non si è tenuti a rendere noti qualora ciò dovesse minare la loro incolumità, è stato finanche accusato di falsa testimonianza. I giudici volevano sapere chi gli aveva confessato le indiscrezioni che nel ’92 fecero esplodere la ‘tangentopoli reggina’. Non intese dirlo, come impone il codice deontologico, e fu punito. Arrestato ieri dalla squadra Mobile di Reggio Calabria su ordine del Tribunale di sorveglianza di Catania, Gangemi che tra poco compirà 82 anni dovrà scontare i 2 anni 11 mesi e 16 giorni di pena residua agli arresti domiciliari. In merito si è espresso il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino definendo l’episodio una ”barbarie che precipita nel ridicolo” mentre Carlo Parisi, segretario generale aggiunto della Fnsi e segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria ha lanciato un appello al Parlamento “per riformare con urgenza la legge sulla diffamazione a mezzo stampa ed al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di valutare le possibilita’ di un intervento che, considerata l’eta’ e le condizioni di salute del giornalista, eviti a Francesco Gangemi la privazione della liberta’ personale per reati compiuti nell’esercizio della professione giornalistica”. Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria Giuseppe Soluri (editore di diverse testate), come successe in occasione dell’arresto di Gangemi del 2013 non ha inteso spendere alcuna parola sulla vicenda sullo ‘scomodo’ collega.