COSENZA – Rito immediato. E’ questa la richiesta avanzata dal pm antimafia Vincenzo Luberto, nei confronti di Francesco Scorza, 30enne
di Castrovillari e Domenico Scarola, 29enne di Tarsia, detenuti nel carcere di Cosenza, con l’accusa di duplice omicidio aggravato. I due, secondo il magistrato della Dda di Catanzaro, sono gli autori della “strage di San Lorenzo”, quella brutale ed efferata sentenza inappellabile di morte, con cui il tribunale della mala ha condannato Rossellina Indrieri, 45 anni e sua figlia Barbara, di 26. Le due donne, furono “massacrate” a colpi di pistola, la sera del 16 febbraio del 2011. La missione di morte, fu spietata, rapida e sanguinaria. I due sicari, forse per errore, forse per fretta, risparmiarono Silas De Marco, figlio di Rossellina e fratello di Barbara, che venne ferito di striscio da un proiettile e che, permise, con le sue dichiarazioni, ai magistrati e ai carabinieri del comando provinciale di Cosenza e ai militari dei Ros, di individuare e fermare i due demoni armati, responsabili di quell’inferno di sangue, piombo e violenza. Scorza e Scarola, vennero fermati lo scorso 19 settembre. Secondo l’antimafia catanzarese, quelal missione di morte venne eseguita per vendicare la morte di Domenico Presta, 23 anni, figlio del boss Franco. Il teorema accusatorio della Dda, infatti, poggia sulla certezza che l’omicidio di Rossellina e Barbara Indrieri, venne deciso per “punire” Aldo De Marco, il commerciante che, un mese prima della strage di San Lorenzo, aveva, come detto, messo fine alla vita di Domenico Presta. La strage di San Lorenzo è stata, dunque, una vendetta di mafia. Dal giorno dell’arresto, Domenico Scarola e Francesco Scorza, sono detenuti nel penitenziario di via Popilia. Gli avvocati, Lucio e Carlo Esbardo, penalisti del foro di Cosenza, in qualità di difensori di fiducia, dei due, hanno avanzato, sia al gip che ai magistrati del Tdl di Catanzaro, numerose istanze di scarcerazione a favore dei loro assistiti. I ricorsi hanno ottenuto il parere negativo. Ora i due legali, aspettano l’esito del pronunciamento della Cassazione.