COSENZA – La polemica s’accende sul … caro estinto. In Italia la consuetudine a cremare i cari defunti è praticata in circa il 10% dei casi, anche per
l’assenza di strutture attrezzate, quaranta impianti, presenti in qualche provincia al Centro-Nord. Una certa inversione di tendenza è testimoniata dal fatto che nelle due principali metropoli del Nord Italia, Torino e Milano, la percentuale supera il 50%. Nel meridione esistono solamente due impianti Salerno e Palermo. Il 43esimo forno crematorio, l’unico in Calabria, l’avremo proprio in provincia di Cosenza, a pochi chilometri dal capoluogo, nella valle del Savuto. Inizialmente era interessato il piccolo centro di Domanico, ma proteste e comitati spontanei, hanno fatto desistere l’amministrazione comunale dal “macabro” desiderio e la patata bollente ora passa al vicino centro di Carpanzano. I cittadini hanno protestato appena appreso del bando di gara scaduto appena il 12 dicembre scorso, che ha visto vincente una ditta per la costruzione dell’impianto crematorio per 3 milioni di euro. Pare che, al cospetto della nuova opera siano stati garantiti cinque posti di lavoro, ma i cittadini sono nettamente contrari al progetto perché vedono il pericolo di un inquinamento ambientale, nella importante riserva a naturale del Savuto, dato che avranno a domicilio l’unico centro crematorio della Calabria, il terzo del meridione. Ma cosa comporta un impianto crematorio in termini di inquinamento? Chi brucia inquina e un corpo umano ha una concentrazione molto elevata di diossina e di metalli pesanti, che non vengono separati (mercurio, monossido di carbonio, azoto, zolfo), i quali se presenti in grandi quantità, sono altamente nocivi per polmoni e vie respiratorie. La cremazione di un corpo umano determina la fuoriuscita di gas, le ceneri vengono prodotte in un secondo momento dalle parti ossee, che vengono separate. I camini bassi dei crematori provocano, rispetto a quelli alti tipici degli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani, una diluizione molto inferiore delle emissioni restanti nell’aria, quindi senza nessun post-trattamento dei fumi contaminati, vengono emesse sostanze nocive eccessive in prossimità dei crematori. Inoltre il mercurio contamina i terreni circostanti per lunghi periodi. Quindi, è necessario un rigido controllo dell’emissioni ma, in Italia, per la complicità della politica, si chiude spesso un occhio. A volte, li chiude tutti e due.