Navi dei veleni. Misteri e colpi di scena. Tumulato il corpo di Francesco Fonti, il collaboratore di giustizia deceduto qualche settimane fa, sarà ancora più difficile far riemergere la verità dai fondali di Cetraro.
Fu lo stesso Fonti a dichiarare di aver affondato la motonave Cunsky contenente rifiuti tossici per ordine della ‘ndrangheta, ma la sua testimonianza non fu presa in considerazione. Le autorità marittime internazionali non ritennero credibile le sue dichiarazioni: la Cunsky era stata demolita nel porto di Alang, in India nel 1992. E quel relitto a largo di Cetraro? Secondo la magistratura si trattava del ‘Catania’ una nave colpita da un sommergibile durante la prima guerra mondiale. Il caso fu archiviato.
Oggi il Governo indiano smentisce. Con una nota inviata ieri alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle ecomafie le autorità di New Delhi dichiarano che in realtà nel porto indiano la Cunsky non è mai stata demolita. La famigerata imbarcazione, nota alle cronache per un presunto traffico di rifiuti radioattivi nel cuore del Mediterraneo, torna alla ribalta. L’indagine condotta dalle Direzioni distrettuali antimafia di Reggio Calabria e Catanzaro non è mai arrivata in sede dibattimentale. Si è arenata prima, come la Jolly Rosso ad Amantea. Che regala a distanza di lustri ancora colpi di scena.
L’ultimo arriva dalla perizia sul corpo del comandante De Grazia. L’uomo deceduto misteriosamente a Nocera Inferiore dopo una cena. Un segugio alle dipendenze della Procura di Reggio Calabria. Era Di Grazia che aveva individuato le navi che sparivano nel Mediterraneo stilando un elenco di personaggi che voleva a tutti i costi interrogare. La notte in cui morì sarebbe dovuto andare a La Spezia, ma non arrivò mai neanche a Napoli dove avrebbe dovuto interrogare un marinaio della Jolly Rosso. La settimana scorsa l’Università di Roma ha consegnato la terza perizia ordinata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle ecomafie. Il responso: Di Grazia non è morto d’infarto, ma per avvelenamento.
Sostanze tossiche sono state rilevate nei tessuti del capitano Di Grazia. Sostanze che gli avrebbero provocato immunodepressione e immunodeficienza tali da provocarne la morte in poche ore. Una verità così sconvolgente da far annullare la conferenza stampa della commissione parlamentare d’inchiesta. L’informazione può attendere. Tutto rimandato a Gennaio, per discrezione. I familiari di De Grazia aspettarono dieci anni per avere i risultati della seconda autopsia, ma oggi ci si preoccupa che non vengano a conoscenza dell’avvelenamento del capitano per mezzo stampa.
Non solo avvelenamento. Le novità da discutere, secondo indiscrezioni, sarebbero altre. Probabilmente legate all’agendina del faccendiere Comerio, specialista nello smaltimento di scorie radioattive, in cui Di Grazia lesse l’appunto ‘lost the ship’, nave persa, con la data di un affondamento confermato dall’International Maritime Organization. Un dato inconfutabile che portò gli inquirenti a ipotizzare l’acquisto della Jolly Rosso da parte dello stesso Comerio per affondarla e riscuotere il premio d’assicurazione. Lo spiaggiamento della Jolly Rosso avvenne, ma le ipotesi accusatorie scomparvero. Si attende oggi la riapertura del caso. A gennaio la Commissione d’inchiesta sulle ecomafie presenterà un dossier sulle ‘navi dei veleni’. La magistratura, si spera, sia pronta a ‘tuffarsi’ nuovamente nelle indagini.