I call center? Lager senza diritti

MONTALTO – Il lavoro corre sul filo. Sì, del telefono. Proprio ieri abbiamo riportato la drammatica analisi che viene fuori dal mondo dei call center calabresi. L’occasione di lavoro che viene veicolata come il

“massimo” della vita lavorativa, almeno nel 90% dei casi è un colossale bluff. Le classiche “buffonate” all’italiana che, qui in Calabria funzionano alla grande, perchè spesso chi ha voglia di lavorare, pur di raggranellare qualche soldo a fine mese e tentare non di vivere ma di sopravvivere è costretto a scendere a compromessi e accettare di tutto. Ovviamente chi offre lavoro, di scrupoli non se ne fa. L’essenziale è che i “pesci” all’amo abbocchino. Poi se per quanto si lavora non si percepisce quanto si sperava di monetizzare, fa niente. Chi comanda è sempre il colletto bianco di turno che, crede, in un autentico delirio di onnipotenza, di essere più intelligente, più bravo, più preparato degli altri. No, nulla di tutto questo, si tratta solo di essere più furbi. E di imprenditori, anzi “pardon” prenditori cattedratici nel, scusatemi l’espressione, fottere il prossimo ne è piena la regione. Comune, ritornando al vero motivo dell’articolo, ripartiamo dall’analisi di ieri, per ospitare il pensiero di alcuni dipendenti dell’azienda che ci scrivono una mail, firmandosi un gruppo di operatori outbound commessa Vodafone Abramo Customer Care: “siamo un gruppo di operatori Co.Co.Pro. presso il call center Abramo sito in Taverna di Montalto Uffugo. Lavoriamo alla commessa Vodafone in outbound cioè abbiamo il compito di vendere prodotti Vodafone specie l’ADSL per casa. Il nostro guadagno è direttamente legato alla vendita. Non abbiamo un fisso. Con la crisi economica in corso riuscire ad attivare un contratto adsl è cosa difficilissima e ci rende 20 euro. Alcuni di noi con il compenso mensile non riescono nemmeno a coprire le spese della bennzina per recarsi al lavoro. Da un pò di tempo a questa parte tale situazione già disastrosa si è aggravata dal fatto che da settembre siamo stati logisticamente decentrati in una struttura all’interno dell’area del mercato Comac. Una struttura in aperta campagna completamente priva di illuminazione esterna infestata da erbacce e che l’altra sera è stata pure scenario di un pestaggio ai danni di un nostro collega. Il poveretto mentre andava alla macchina è stato bloccato da un auto dalla quale sono scesi tre ragazzi che l’hanno prelevato portato vicino alla sua auto e non solo l’hanno preso a calci e pugni ma gli hanno pure danneggiato l’auto con delle spranghe. Le ragazze sono costrette ad uscire a tre alla volta quindi si aspettano a vicenda alla fine del turno. Impossibile uscire fuori per la pausa a causa delle erbacce. Raggiungere le macchine la sera è un’impresa perchè si deve stare attenti a non inciampare e ci facciamo luce con i telefonini. Visto che sei sempre molto attento ai problemi locali ti saremmo grati se facessi rilevare pubblicamente questa situazione che viola tutte le norme di sicurezza sui luoghi di lavoro magari venendo personalmente a constatare quanto affermato. Un caro saluto e un grazie”. 

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