COSENZA – Se l’autunno è stato caldo, l’inverno è bollente. La metereologia in questo caso non c’entra, la colonnina di mercurio che sale, sale, fino al punto di esplodere è quella che misura la febbre al lavoro,
sia a quel poco che c’è e rischia di sparire, sia a quello che non c’è. Alle nostre latitudini e longitudini, le vertenze sono il pane quotidiano. Non c’è giorno infatti che non ci sia un protesta di piazza, un sit in pacifico, un flash mob organizzato. Stamattina, le scale e lo spiazzo antistante il palazzo della prefettura sono stati la location dei precari. La zona è presidiata da agenti della squadra volante, detective della Digos e carabinieri. La presenza delle forze dell’ordine è solo, per protocollo. Non c’è tensione, non c’è accenno di protesta, non c’è miccia di polemica pronta ad essere accesa. C’è solo la voglia generale di risolvere un’emergenza che non è’ solo lavorativa, ma è anche economica e sociale. Basta guardare in faccia i precari. Ce ne sono di tutte le età, di tutte le categorie professionali, di tutte le esperienze lavorative: dal comparto giustizia, alla sanità, passando anche ad altri settori. Lo sventolio di bandiere e vessilli delle tre organizzazioni sindacali è il segnale che la protesta è forte, sentita. “Siamo qua, per rivendicare un diritto – dicono in coro – fino al 31 dicembre abbiamo un tavolo dietro il quale lavorare e una sedia su cui sederci, ma dal primo gennaio 2013 che faremo? A casa di quale politico possiamo andare a chiedere alloggio”. Già i politici. Da piazza XI Settembre ne passano tanti, locali, regionali, provinciali. Ognuno di loro si avvicina, ma lo fà solo per curiosità. Gli sfottò dei precari verso alcuni rappresentanti politici sono tanti: “assessò, onorè v’aspettiamo quando venite a chiedere il voto, tanto voi siete buoni solo a questo, a sfruttarci come serbatoi di voti e basta. Per voi, o meglio per molti di voi, non siamo uomini, con diritti, esigenze, siamo solo numeri, utili a voi per governare”. L’unico che è accolto con piacere è Franco Laratta, il deputato del Pd, si ferma, ascolta le rimostranze dei lavori, prende appunti, domanda. La protesta si mette in marcia, l’obiettivo è un altro luogo simbolo: l’Inps di piazza Loreto. Da piazza XI Settembre il fiume umano si sposta fino a piazza Loreto. Il traffico si ferma. Non si registrano problemi. Quicosenza è presente, quicosenza racconta la città, quicosenza scende in piazza, al fianco di chi rivendica i propri diritti, quei diritti fondamentali che, purtroppo, troppo spesso qualcuno pensa di non riconoscere, facendoli passare per “piaceri”.