ROSARNO (RC) – I carabinieri hanno arrestato in flagranza D.F., quarantaquattrenne, burkinabe, per coltivazione di sostanza stupefacente in quanto sorpreso mentre era intento ad irrigare una piantagione, composta da circa 600 piantine di marijuana, ben occultata in prossimità della Stazione ferroviaria di Rosarno. L’uomo, è stato posto agli arresti domiciliari presso la sua abitazione, mentre le piantine dopo essere state campionate, sono state distrutte.
In pochi giorni altri rinvenimenti di piantagioni di marijuana sono state ritrovate dai carabinieri. A San Ferdinando, rinvenute circa 600 piante in un terreno demaniale. Sempre di recente, è avvenuto il rinvenimento di altra piantagione, di 130 piante di cannabis indica, di circa un metro d’altezza, ad opera dei carabinieri della Compagnia di Palmi e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabri, in località Masseria Gambarello, frazione Castellace di Oppido Mamertina, in una fitta area boschiva. Altro significativo ritrovamento di piantagione è quello effettuato dai carabinieri della Compagnia di Taurianova e dai Cacciatori dello Squadrone Eliportato, ancora una volta a dimostrazione che la risposta dell’Arma nel contrasto al grave fenomeno è sempre più efficace, grazie all’affinamento delle strategie e dei costanti controlli posti in essere dai militari nel territorio reggino.
In particolare, significativo il rinvenimento effettuato a Cinquefrondi dai Carabinieri della Stazione e dello Squadrone eliportato cacciatori di Calabria, dopo un’attenta analisi e perlustrazione del territorio boschivo, hanno individuato una complessa piantagione, suddivisa in quattro vicine piazzole e sviluppata “a serpentina” in un’impervia area nella contrada Frascara ad Anoia. Un luogo di difficile perlustrazione, e lontano da strade o abitati e scelto proprio per evitare l’individuazione da parte delle Forze dell’Ordine, anche con le perlustrazioni aeree. Ben 952, le piante di marijuana rinvenute, di altezza variabile da 0,20 a 1 metro, fatte crescere in modo disomogeneo e suddivise in vari impervi costoni della montagna, in parte annaffiate con dei tubi in plastica con il cosiddetto sistema “a goccia”, prendendo l’acqua da una vicina fiumara, e in parte a mano.