COSENZA – Mamma coraggio. Rossella (il nome è di fantasia, la trama del suo incubo no, ndr) è riuscita a vincere. La donna, infatti, è riuscita a far condannare dai giudici del tribunale di Cosenza,
il 61enne Luigi De Giovanni e la 45enne Vittoria Livadoti, a due anni e sei mesi di reclusione, per induzione alla prostituzione. Rossella, mamma di un bambino di 7 anni, finisce nel tunnel della disperazione, tra il dicembre del 2003 e il febbraio dell’anno seguente. Tutto inizia con la richiesta di un posto di lavoro. Rossella è una che vuole garantirsi un futuro dignitoso per se e per suo figlio, non ha paura di lavorare e qualunque cosa possa trovare è disposta a farlo con piacere. Oddio, proprio tutto, no. Dopo aver portato curriculum in giro, contattato persone, esposto il suo caso personale, la giovane mamma decide di “bussare” a Luigi De Giovanni per chiedere un aiuto. Il 61enne, racconta la denuncia della donna e conferma la sentenza del tribunale, si mostra sensibile alle esigenze della giovane mamma e la rassicura che ha proprio quello che fa per lei. Basta una telefonata che il 61enne fa alla Livadoti e a Rossella viene detto, il posto è tuo. La ragazza madre non crede ai suoi occhi, è felice, è convinta di aver trovato lavoro. Nell’attesa di recarsi personalmente sul luogo di lavoro, vive mentalmente quello che il giorno dopo le potrebbe accadere. Il suo è un appuntamento con il lavoro al buio. Rossella viene prelevata dai due “registi” del’operazione e falsi buoni samaritani e portata nella zona del Savuto. I due la rassicurano è solo un colloquio, dovrai solo vedere un pò di gente. E, invece, Rossella dal giorno della sua “assunzione” fino a quello del suo licenziamento, senza nemmeno ricevere busta paga, Tfr, di gente ne ha visto tanta. Sì, ma nuda. Il suo lavoro consisteva nel far “felici” gli altri, in cambio di 50 euro e della sua dignità di mamma. Ieri il suo incubo è finito.