Detenuto scrive al radicale Quintieri: «Ci aiuti, qui non abbiamo dignità»

COSENZA – Punito dalle legge, dimenticato dalla giustizia. E’ la triste storia, purtroppo una delle tante, che provengono dal pianeta carcere, un mondo parallelo a quello reale, dove l’esitenza dei detenuti, ristretti in carcere per piccoli o grandi reati, è messa quotidianamente a dura

prova da un sistema interno che, spesso, purtroppo, dimentica che anche chi ha sbagliato non merita di essere “trattato” come un animale, anche chi ha sbagliato, macchiandosi di reati, merita di essere tutelato nella sua dignità di persona.Per fortuna Franco Corbelli, leader del movimento dei diritti civili, ha da tempo portato all’attenzione dell’opinione pubblica le istanze di chi è recluso. Ma il “pasionario” Corbelli, non è l’unico a sventolare in alto la bandiera dei diritti dei carcerati. C’è anche Emilio Quintieri, ecologista radicale di Cetraro, anche lui impegnato in prima linea. Quintieri ha ricevuto una lettera da un detenuto. La missiva è firmata da un ragazzo calabrese di appena 24 anni, detenuto presso la Casa Circondariale di Catanzaro Siano. «Caro Emilio, comincio questo mio scritto con la speranza che ti giunga, comincio col dirti che mi permetto di darti del tu. Non hai idea di quante cose ti dovrei, mi trovo all’isolamento perché un agente penitenziario ha dato uno schiaffo a un detenuto di 60 anni, io ero fuori dalla cella per andare in doccia, l’ho divisi e mi ha fatto rapporto e denuncia perché secondo lui non dovevo mettergli le mani addosso, ma questa credimi che è successa a me è una piccolezza, ne capita di peggio. Figurati che c’è un detenuto “M.S.” che è afflitto da una malattia gravissima che gli mangia le ossa e non c’è cura e per questa stessa malattia ha già perso il padre e un fratello di 18 anni. E’ un ragazzo di 42 anni. Adesso anche lui si trova qui con me in isolamento perché ha litigato con un agente che lo prendeva in giro, lui non può nemmeno stare in isolamento perché non si può autogestire ed ora è qui in cella da solo senza televisione e con la cella che non puoi passare di la perché è in condizioni disumane. Come lui ci sono tanti altri detenuti in condizioni pessime e poi dicono che è “Centro Clinico” ma per loro puoi morire. Se stai male il dottore non viene per niente, ti manda le bustine o qualche pillola senza sapere nemmeno se sei allergico e la manda col lavorante o con l’Agente oppure se ne frega e non viene per niente. Siamo 3 in cella e se uno sta alzato gli altri 2 devono stare a letto perché non ti puoi muovere, le celle fanno schifo, il mangiare non ne parliamo proprio. Ai colloqui non posso stare tranquillo con mio figlio e mia moglie perché il bambino vuole muoversi e scappa tavoli tavoli, poi lo sgrido perché in quella stanza siamo 20 persone e lo spazio è ridotto e gli altri devono farsi il colloquio e non sta più che piange. Bisogna avere un’aria verde per i bimbi perché come il mio bambino ce ne sono tanti altri e poi li vediamo una volta a settimana e vederlo piangere non è il massimo. Qui siamo tanti i detenuti che stiamo crescendo i figli da qua dentro e ancora dopo milioni di istanze non abbiamo potuto farci nemmeno una foto con i nostri bambini. Da quattro anni che sono qua e ancora non ho visto un’educatrice o una psicologa, niente, 20 ore in cella come le bestie e loro godono. Le docce devi stare attento dove metti le mani o i piedi che siamo a rischio epatite, questo carcere come tanti altri sono delle topaie. Topaie non per modo di dire, ma sul serio, ci sono milioni di topi e due gatti che figurati, che i gatti quando vedono i topi scappano. Se ti affacci alla finestra vedi solo spazzatura, topi ed altri animali. Siamo al 5 dicembre 2012 e non sono accesi i riscaldamenti, stiamo morendo di freddo, noi abbiamo fatto i reati, stiamo pagando per i nostri errori, ma credo non sia giusto nemmeno vivere così, siamo in uno stato di degrado impressionate». Emilio Quintieri, sulla base della missiva ricevuta e anche sulla scorta di altre lettere ha intenzione di organizzare una visita ispettiva parlamentare.

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