Baciato dalla dea, punito dalla “Santa”

COSENZA – Non sempre essere baciati dalla dea bendata è sinonimo di fortuna. Sembra un grande controsenso, ma a leggera la storia di Filippo, è proprio così. Fino a un pò di tempo fà, Filippo, il nome è di

fantasia, perchè i suoi dati anagrafici sono coperti dal massimo riserbo investigativo, era un cittadino comune: casa, lavoro, qualche puntata in ricevitoria per giocare al super enalotto ed è proprio dal super enalotto che iniziano, il 29 aprile del 2011, i suoi guai. Sì, perchè, Filippo quel giorno decise di svoltare, non più giocando le due euro sulle semplici colonne, ma scegliendo una combinazioni di numeri. Costo dell’operazione: 10 euro. Quegli otto euro in più, puntati sul tavolo verde della fortuna, gli sono valsi una bella strizzata d’occhio da parte della dea più amata dagli italiani. Sì, perchè la dea, quel giorno ha deciso di premiare Filippo, facendogli centrate la sestina vincente. Il botto è stato forte 47milioni di euro, la più grande cifra realizzata nel Meridione d’Italia. Lo scommettitore, quando s’è accorto di aver sbancato, non poteva credere ai suoi occhi. In quel momenti di gioia, la sua vita precedente gli è passata davanti in un lampo. Ora era milionario. Ma la notizia, della vincita colossale, è arrivata ben presto alle orecchie di chi delle gioie altrui se ne interessa poco e, per mestiere e per indole criminale di Dna, vuole “condividere” anche senza invito quel gruzzoletto. La criminalità organizzata, composta prevalentemente da “falliti” nell’animo e nel cuore, non poteva certo lasciarsi sfuggire l’occasione di non farsi trovare pronta all’incasso. Se la dea bendata è cieca, la mala ci vede benissimo e anche con pochi indizi in mano riesce sempre a trovare chi intende spremere a dovere. Ed è questo che è successo a Filippo che, dalla gioia della vincita è passato all’incubo di aver realizzato quella sestina vincente. La mala, infatti, non l’ha mollato e s’è attaccata a lui come ad uno sportello bancario, chiedendo sempre di più. Insomma di quei 47milioni di euro non ne voleva la metà, li voleva quasi tutti. Per Filippo è cominciato l’incubo: minacce telefoniche, pedinamenti, bigliettini, estorsioni sull’auto e giusto per far capre che la “santa” non scherza a Filippo è stata fatta saltare all’aria anche l’auto. Troppo per rimanere in silenzio a guardare, troppo per non pensare a difendere se stesso e la sua famiglia. E allora Filippo ha deciso di parlare, di “confessarsi” con le forze dell’ordine e con la magistratura. Ed è stata propria la voglia di Filippo di dire basta a dargli il coraggio per denunciare. Il fascicolo finito all’attenzione del procuratore capo della Repubblica di Cosenza Dario Granieri è pieno zeppo di fatti, minacce e ritorsioni da far accapponare la pelle. La magistratura ha aperto gli occhi sugli aguzzini di Filippo e con l’aito delle forze dell’ordine sta cercando di stringere il cappio intorno a loro.

LA VINCITA – Era il 28 aprile dello scorso anno e in città venne un 6 da 47 milioni di euro al Superenalotto. Il concorso numero 51 del gioco di casa Sisal ha visto, infatti, uscire la sestina vincente presso la tabaccheria Parise, in corso Mazzini, 280.

L’ENTUSIASMO DELLA RICEVITORIA –Sono rimasto senza parole. Altre volte ci eravamo andati vicini, ma questa è stata la volta buona. Sono veramente felice”. Natalino Parise, uno dei figli del titolare della rivendita di tabacchi di Cosenza dove era stata giocata la schedina del superenalotto che ha fruttato al fortunato vincitore 47 milioni di euro, ricordando la vicenda è ancora frastornato. “Ci chiamò la Sisal – racconta Natalino – e ci disse che nella nostra ricevitoia era stata giocata la schedina vincente.

IL PENSIERO – “Francamente – disse Natalino – spero proprio che tutto quel denaro sia andato a chi ne ha veramente bisogno o comunque a qualcuno che lo sappia gestire per fare del bene. Con 47 milioni se ne può fare tanto. Sono tanti, tanti soldi. Ed in questo periodo c’è tanto bisogno di solidarietà”

OGGI – Chi l’avrebbe mai detto che questa bella storia, finisse così. 

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