CATANZARO – “Conoscevo bene la famiglia criminale dei Gallace di Guardavalle già dagli anni 90 quando ero a Locri – ha detto a margine della conferenza stampa dell’operazione Molo13 il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri – perché l’avevamo implicata nell’indagine Stilaro. Tuttavia ci ha sorpreso non poco vederla in questa proiezione internazionale e con enorme evoluzione tecnologica. La sapevamo agganciata nel Lazio, in particolare a Nettuno – ha aggiunto il capo della Distrettuale antimafia – ma ora l’abbiamo trovata attiva in Costarica, dove tutte le polizie del mondo siamo andate a verificare perché questo piccolo paese è tanto prediletto dai cartelli mondiali della coca. Siamo stati anche fortunati a poter entrare nel server dedicato che questi soggetti sfruttavano perché altrimenti sapevamo delle attività illegali ma senza riuscire a capire mittenti dei messaggi, contenuti e destinatari. Ma evidentemente siamo anche bravi – ha aggiunto Gratteri – perché a livello mondiale la credibilità degli investigatori italiani è molto alta“.
Un server clandestino e impenetrabile per gli affari
Nicola Gratteri, che ha evidenziato “il respiro internazionale” di questa inchiesta nella quale – ha proseguito – “c’è un elemento di assoluta novità. Riguarda il Costarica, famoso per essere il paese con la più grande biodiversita’ del mondo, ma anche, dal nostro punto di vista, per essere un paese di snodo e distribuzione della cocaina verso l’Europa. Questa volta, però, ci interessiamo di questo paese perché anni fa, quando mi sono insediato a Catanzaro, con la Guardia di Finanza – ha ricordato il capo della Dda catanzarese – siamo stati in Costarica e abbiamo scoperto e chiesto di mettere il cappello su un server di intercettazioni telefoniche che usciva fuori dai canali ufficiali, perche’ non apparteneva a nessuno Stato o a nessuna società registrata. Era un server abusivo, clandestino, nel quale c’erano milioni e milioni di dati, utilizzato da organizzazioni criminali che avevano rapporti illeciti, in particolare il traffico di cocaina“. Gratteri ha specificato che “questo server si basava su un software – Pgp – che consentiva di parlare o di fare chat con blackberry e poi con i tablet piu’ sofisticati e impediva a chiunque di inserirsi tra il chiamante e il chiamato. Noi pero’ siamo riusciti a ‘bucare’ questo server, a leggere in chiaro le chat e poi a dare un nome a chiamante e chiamato. Questa scoperta l’abbiamo poi perfezionata attraverso Eurojust, attraverso la Dna, con rogatorie internazionali verso l’Olanda”.
Oltre 96 milioni di account collegati
Secondo gli investigatori, i narcotrafficanti legati alla cosca Gallace utilizzavano sistematicamente questo server criptato associato a sim straniere, un server molto sofisticato e praticamente impenetrabile, al punto che gli indagati – e’ emerso nel corso della conferenza stampa – avrebbero comunicato senza alcun filtro, in chiaro, attraverso circa 96mila account collegati direttamente con il Costarica. La decifrazione dell’enorme mole di chat e di messaggi contenuti in questo server ha quindi consentito agli inquirenti di ricostruire i movimenti di importazione della cocaina dal Sud America, in particolare dalla Colombia, all’Europa, con canali di distribuzione che peraltro arrivavano anche in Australia, Nuova Zelanda e Turchia. A spiegare i dettagli dell’operazione “Molo 13”, oltre a Gratteri, sono stati inoltre il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, il comandante dello Scico della Guardia di Finanza, generale Alessandro Barbera, il comandante regionale della Guardia di Finanza, generale Mario Geremia, e il comandante del Nucleo di polizia economia e finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, colonnello Carmine Virno.
indagini anche grazie a collaboratori giustizia
Durante la conferenza stampa sull’operazione Molo13 che ha portato a 20 arresti per traffico internazionale di stupefacenti, il procuratore della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri ed il suo aggiunto Vincenzo Capomolla hanno specificato che le indagini, che si sono avvalse del contributo di alcuni collaboratori di giustizia, hanno consentito di inquadrare la rilevanza criminale del sodalizio, evidenziandone la capacità di interfacciarsi direttamente con i fornitori sudamericani per l’acquisto di notevoli quantitativi di droga.