COSENZA – In tutta Italia è esplosa, improvvisa, la protesta per chiedere l’allentamento delle restrizioni anti covid. In piazza, da Nord a Sud, sono scesi ambulanti, ristoratori, autotrasportatori, parrucchieri, estetisti, noleggiatori di pullman e i titolari di tantissime attività commerciali ancora chiuse per le norme anti-covid e schiacciati dalla crisi conseguenza delle chiusure. A Roma, davanti Montecitorio, ci sono stati momenti di tensione sfociati con alcuni scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine, che hanno contenuto i tentativi di sfondamento ed effettuato alcuni fermi, sequestrando anche catene e spranghe. Mentre nelle prime fase della manifestazione la situazione sembrava tranquilla, con le proteste che si limitavano a cori e urla nei megafoni, la tensione è andata crescendo, con lanci di fumogeni e con alcuni manifestanti che hanno tentato di sfondare le transenne a protezione della piazza. Ma la protesta è esplosa dura anche in Campania dove gli ambulanti, per diverse ore, hanno bloccato nel casertano l’autostrada A1 in entrambe le direzioni.
Proteste anche in Calabria “riaprire o moriamo di fame”
Anche in diverse zone della Calabria si sono registrate proteste e sit-in fortunatamente pacifici, contro il lockdown che si prolungherà almeno fino al 21 aprile. Da Reggio Calabria a Vibo Valentia passando per Lamezia Terme, il mondo imprenditoriale e produttivo ha fatto sentite la sua voce di protesta contro la zona rossa, chiedendo un alleggerimento delle restrizioni e interventi di sostegno a parte delle istituzioni. Al termine delle festività pasquali, che hanno registrato la quasi totale chiusura delle attività, si alza forte il grido di dolore di imprenditori, commercianti, ristoratori, parrucchieri, e in generale delle categorie finora più penalizzate dalle misure anti Covid 19.
Stamattina un sit-in di protesta di ristoratori e baristi si è registrato a Vibo Valentia. In piazza poi, a Reggio Calabria e Lamezia Terme, si è registrata la protesta anche estetisti e parrucchieri, che hanno dato vita a manifestazioni di protesta per “chiedere l’apertura anticipata delle nostre attività” e per rimarcare “i sacrifici e gli investimenti economici compiuti per mettere in sicurezza le nostre attività, sacrifici che sono stati ripagati con l’inasprimento delle misure restrittive da parte del governo e della Regione”. Anche a Catanzaro il Comitato ristoratori, che raggruppa molti esercenti del centro storico del capoluogo, ha diffuso un documento nel quale si evidenzia che “il nostro settore ha riposto fiducia nel neonato governo ma come spesso accade in politica, i buoni propositi vi erano tutti, i fatti un po’ meno. Si comincia con il decreto ristori, parzialmente partorito dal precedente governo Conte e messo in campo dal governo Draghi. Proprio leggendo il testo del decreto abbiamo compreso che la musica nei fatti non era cambiata. A tutto ciò si unisce il ritorno del virus che con il suo dilagare costringe nuovamente la nostra nazione a colorarsi di rosso e arancione e la nostra regione a cadere nel baratro più profondo che, con una sanità a pezzi e un’organizzazione scarsa ed elefantiaca della campagna vaccinale, non lascia intravedere nessun spiraglio di luce”.
“È assolutamente necessario e sempre più urgente che la Regione convochi le sigle di rappresentanza soprattutto dei piccoli imprenditori”, dice il presidente di Confesercenti Catanzaro Francesco Chirillo, che definisce “inaccettabili il silenzio e l’apatia della classe dirigente calabrese. Da tempo stiamo inviando alla Regione la richiesta di un tavolo urgente nel quale si adottino misure serie, non interventi a pioggia, a sostegno delle Pmi, ma ancora non c’è alcun riscontro. Bisogna intervenire subito altrimenti tra 4-5 mesi i licenziamenti fioccheranno e chiuderanno altre centinaia di aziende. Noi – prosegue Chirillo – auspichiamo al più presto, ovviamente laddove possibile, un’uscita dalla zona rossa, prevedendo chiusure magari nelle realtà in cui i contagi sono più numerosi, ma auspichiamo soprattutto una maggiore attenzione della Regione e dell’intera classe politica calabre alle esigenze del mondo produttivo”.
Domani riaprono le scuole fino alla 1 media
Ma se molte attività commerciali dovranno rimanere ancora chiuse, da domani riapriranno in Calabria tutte le scuole, che saranno in presenza fino alla prima media, così come previsto dall’ultimo decreto legge approvato dal Governo Draghi, che riporta in classe migliaia di studenti anche nelle zone rosse e senza che i governatori possano derogare ordinando nuove chiusure. Su questo tema è tornato nuovamente il presidente f.f. della Regione Nino Spirlì che ha annunciato di voler chiedere al Governo la fine delle chiusure. Indicazione che arriva da molti governatori che, nell’incontro di giovedì con il Governo, chiederanno di “riaprire” anche in zona rossa e arancione valutando, in caso di miglioramento dei dati epidemiologici, la riapertura delle attività commerciali ora chiuse. Spirlì ha parlato di controsenso nel “tenere incarcerati dentro casa gli adulti e lasciare liberi in giro per paesi e città bambini, ragazzini e giovani studenti. I contagi delle ultime settimane confermano che i luoghi di contagio non escludono le scuole. Mentre, da mesi le attività commerciali, artigianali e industriali sono ferme. Inutilmente ferme”.