All’interno della corte d’assiste d’appello di Reggio Calabria la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. Il presidente della Corte d’appello Luciano Gerardis ” il coronavirus ha allargato a dismisura l’area del bisogno”
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REGGIO CALABRIA – Nella Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria si è svolta la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. A causa delle misure di contenimento del coronavirus solo 40 persone sono state ammesse a partecipare alla cerimonia, che durerà solo un’ora. “Per rendere più sobria la cerimonia – ha affermato il presidente della Corte d’appello Luciano Gerardis nel suo discorso – abbiamo anche rinunziato agli onori militari, agli addobbi floreali e persino alla toga rossa, pure previsti per quest’udienza solenne. Ho chiesto di partecipare all’odierna giornata alla commissaria straordinaria del Grande ospedale metropolitano e al direttore del dipartimento di prevenzione dell’Asp – ha aggiunto – per potere loro esprimere anche in questa sede la gratitudine, la vicinanza, la solidarietà del mondo giudiziario per l’opera che i medici e gli altri operatori sanitari svolgono quotidianamente con spirito di servizio ed abnegazione in favore della collettività”.
Lotta alla criminalità
Per quanto riguarda la lotta alla criminalità organizzata, Gerardis ha detto che “negli ultimi due anni si sono fatti ottimi passi in avanti nel terreno del contrasto alla ‘’ndrangheta che infanga il terreno della nostra Calabria. Sono state date risposte anche superiori rispetto a quanto potessimo prevedere, frutto dell’impegno dei colleghi, del
personale di cancelleria che in questo momento risente moltissimo delle carenze di organico. Permane
un arretrato significativo in ambito civile che ora si è creato anche in ambito penale nel momento in cui si
sono dovuti celebrare i processi contro i detenuti”.
La questione morale
“Il 2020 è stato segnato, però, anche da fatti altrettanto devastanti che hanno riguardato il mondo giudiziario” ha affermato il presidente della Corte d’appello di Reggio Calabria, Luciano Gerardis e “la questione morale – ha aggiunto Gerardis – si è sposata al concreto pericolo di una crisi istituzionale senza precedenti, che ha confermato la necessità di rigorosi paletti etici nell’esercizio delle funzioni pubbliche. Di più. Si sono messe in mostra crepe pericolose per la stessa struttura democratica fondata sulla tripartizione e l’autonomia dei poteri dello Stato”.
“Solo il tempo – ha proseguito – potrà dire se sia stato colto il messaggio che il coinvolgimento dell’intero corpo magistratuale è essenziale per emendarsi da metodi purtroppo da gran tempo assai diffusi per un’innegabile degenerazione progressiva del sistema. Andrà fatta anche una piena autocritica da parte di tutti senza pensare di poter scaricare le coscienze su condotte dei singoli i quali, pur se responsabili, hanno potuto continuare ad operare imperterriti grazie alla consapevolezza se non alla complicità ed al tornaconto di molti. Riprendiamo tutti, allora – ha esortato Gerardis – a fare fino in fondo la nostra parte, piccola o grande che sia. E cerchiamo con umiltà di dare sempre del nostro meglio sia nell’attività giurisdizionale che in eventuali incarichi collaterali”.