Piacenza: l’ultimo viaggio di Francesco verso la libertà

COSENZA – Condannato a morte, con il gas. Francesco Cerzoso, 22 anni, nativo di Luzzi ma, trapiantato da anni a Ravenna, s’è tolto la vita nel carcere di Piacenza, inalando del gas. Il ragazzo, descritto da

tutti come un soggetto estroverso, allegro, era finito dentro per piccoli reati e tra un paio di giorni sarebbe ritornato a respirare l’aria profumata della libertà. Francesco viene ricordato come un giovane dal carattere duro, ma quella durezza che era la corazza per difendere la sua fragilità. Forse le amicizie sbagliate, forse qualche errore commesso, forse la rigidità delle detenzione ne hanno minato il carattere, facendo crollare sotto il peso dei dubbi la sua stessa fragilità caratteriale. Cosa sia scattato nella sua mente, tanto da permettere al “demone” dell’anima di fargli commettere l’estremo gesto, sarà compito della Procura della Repubblica di Piacenza scoprirlo. Il giovane, almeno a detta, dei “colleghi” di cella, delle guardie penitenziarie e di tutti gli altri addetti in servizio nel penitenziario, non aveva mai manifestato tendenze suicide. Non a caso, infatti, prima di classificare la morte come suicidio, l’amministrazione carceraria ha disposto l’apertura di un’inchiesta interna, per stabilire se nel decesso del 22enne ci fosse state altre mani occulte. Nulla. Anche l’ispezione cadaverica, effettuata dai medici legali, nominati dalla procura piacentina, non ha fatto rilevare nessuna anomalia. Il decesso, dunque, è stato classificato come suicidio. Ma restano delle domande, tante. Una su tutte. Perchè quel ragazzo a pochi giorni dal ritorno in libertà, ha deciso di condannarsi a morte, inalando del gas? E ancora, possibile che il 22enne fosse affetto dalla cosiddetta depressione mascherata, di cui nessuno s’è accorto? Domande, interrogativi, quesiti che ieri a Luzzi, centro natio del giovane e della sua famiglia, risuonavano con la stessa intensità del suono delle campane, quelle che hanno accompagnato Francesco nel suo ultimo viaggio, forse verso la libertà. Quella ibertà che Francesco ha voluto, cercato, pianificato, forse per scacciare tutti i suoi demoni interiori. 

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