‘Ndrangheta, arrestato dopo tre anni di latitanza Rocco Graziano Delfino

Rocco Graziano Delfino, di 34 anni, di Sinopoli era ricercato dal 2017, dopo una condanna definitiva a 12 anni di carcere per traffico di sostanze stupefacenti

 

SANT’EUFEMIA D’ASPROMONTE (RC) – E’ finita alle prime ore di oggi la latitanza di Rocco Graziano Delfino, di 34 anni, di Sinopoli ritenuto elemento di spicco della cosca Alvaro. I carabinieri di Palmi e dello squadrone “Cacciatori di Calabria” lo hanno scovato nelle campagne di Sant’Eufemia d’Aspromonte. Delfino era ricercato dal 2017, dopo una condanna definitiva a 12 anni di carcere per traffico di sostanze stupefacenti ma anche per l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa lo scorso febbraio dal gip su richiesta della Dda di Reggio Calabria.

Con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, infatti, Rocco Graziano Delfino è indagato nell’inchiesta “Eyphemos” che ha riguardato le cosche di Sant’Eufemia e i rapporti con la politica. Delfino sarebbe stato affiliato all’interno del carcere di Palmi. Anche da latitante, secondo gli investigatori, avrebbe partecipato alle riunioni della ‘ndrangheta di Santa Eufemia e sarebbe vicino alla “frangia mafiosa – è scritto nel capo di imputazione – riferibile a Domenico Laurendi detto ‘Rocchellina’”.

Ritenuto un soldato della cosca, il latitante arrestato è parente di altri due indagati della stessa inchiesta coordinata della Dda: è nipote del “mastro di giornata” Pasquale Cutrì e fratello di Nicola Delfino detto “Cola”, entrambi accusati di associazione mafiosa. Il “ragazzo latitante a nome Rocco” veniva chiamato Delfino dagli altri indagati intercettati dalla squadra mobile. Di lui ha parlato anche il collaboratore di giustizia Pasquale Labate, un tempo affiliato alla cosca Guerrisi, satellite dei Piromalli di Gioia Tauro. Davanti ai magistrati, il pentito non ricordava il nome di Rocco Graziano Delfino ma ha riconosciuto la foto dicendo “È il soggetto battezzato in carcere”.

Il blitz e l’arresto di due parenti del latitante

Delfino si era rifugiato in un casolare della zona montana di Sant’Eufemia d’Aspromonte e al momento dell’irruzione dei carabinieri era assieme a un fratello e a un altro parente, sottoposti a fermo per concorso in favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena.

Dopo una serie servizi di appostamento in un’area impervia e poco accessibile, i militari hanno cinturato la zona del casolare ed hanno fatto irruzione trovando Rocco Graziano Delfino armato. I carabinieri, infatti, hanno trovato nel suo nascondiglio una pistola calibro 6,35 con matricola abrasa munita di due caricatori e 11 cartucce. Il latitante aveva anche una carta di identità e una patente di guida, entrambe falsificate, grazie alle quali si muoveva indisturbato. Gli investigatori non hanno dubbi che Delfino avesse una rete di favoreggiatori con i quali comunicava attraverso alcune ricetrasmittenti trovate all’interno del covo.

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