COSENZA –Quando la Sanità è cosa politica. E’ mai possibile che in una regione come la nostra, dove il sistema sanitario fa acqua da tutte le parti, dove gli ospedali chiudono per la politica dei tagli, dove il personale viene licenziato per via del piano di rientro, dove le liste d’attesa
sono lunghe anni, dove i medici rischiano la vita e i pazienti pure, la politica, o meglio i manager “piazzati” sulle poltrone per conto di questo o quello, non trovano di meglio da fare che licenziare? Si succede. Soprattutto a Cosenza, il territorio, per la sua vastità, più penalizzato dalla politica del piano di rientro. E si, perchè, come scrive il collega Antonio Ricchio su Corriere della Calabria, il direttore generale dell’Asp di Cosenza, Gianfranco Scarpelli, ha sollevato dall’incarico il direttore amministrativo Flavio Cedolia. E fin qui nulla di straordinario. I divorzi sono all’ordine del giorno in tutte le aziende quando vengono a mancare i presupposti della fiducia e della condivisione degli obiettivi. Quello che sta succedendo nell’Azienda sanitaria va oltre i normali dissapori e riguarda da vicino gli equilibri tra le forze politiche che governano la Regione. Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire le origini di questo scontro. Che nasce nel momento in cui Cedolia (al contrario del direttore sanitario Luigi Palumbo) si rifiuta di apporre la sua firma sotto la delibera che riorganizza l’Asp bruzia. I motivi sono diversi e riguardano tutti aspetti normativi che sarebbero stati ignorati. Cedolia li mette nero su bianco in una lettera riservata indirizzata a Scarpelli: «Sull’atto aziendale manca la verifica e la validazione del commissario ad acta. Tra le altre cose la Regione Calabria è sottoposta a Piano di rientro motivo per cui gli atti sono soggetti a verifica ministeriale. E poi le misure in ordine alla razionalizzazione e al contenimento della spesa, ai sensi del decreto del presidente della giunta regionale 7/2010, potevano già ottenersi prescindendo dall’approvazione dell’atto aziendale». Una presa di posizione forte, insomma. Che ha fatto saltare sulla sedia Scarpelli. Il dg non ci ha pensato su due volte e ha deciso di mettere alla porta il suo (ex) braccio destro. Fin qui la versione ufficiale. Altro conto poi – si legge ancora nell’articolo a firma di Antonio Ricchio – i boatos che circolano in queste ore nei palazzi. E qui entra in gioco la politica. I maligni sostengono che dietro la decisione di Scarpelli (notoriamente vicino al senatore pidiellino Tonino Gentile ma in ottimi rapporti anche con il governatore Peppe Scopelliti) ci sia la volontà di lanciare un segnale di chiusura verso un uomo dell’Udc (Cedolia) reo di aver disatteso quelle che erano le direttive impartite dal livello politico. È probabile che nelle prossime ore la questione venga esaminata direttamente da Scopelliti, preoccupato per la stabilità della sua maggioranza. D’altronde, non si scopre certo oggi che in Calabria politica e sanità sono due mondi che camminano spesso a braccetto. Il fatto nuovo è la frattura tra due manager espressione di forze politiche che fino ad ora non hanno avuto il minimo contrasto. Soffiano venti di guerra a Cosenza. Peccato solo che capiti quando c’è in gioco il diritto alla salute dei cittadini. Ma a loro, ai politicanti di questa regione della salute dei cittadini gliene interessa veramente qualcosa?