Emergenza Sanità in Calabria: Cgil, Cisl e Uil verso la manifestazione di mercoledì 8 luglio

L’appuntamento è per mercoledì 8 luglio, dalle 10 alle 12, davanti alla Cittadella della Regione Calabria. “Abbiamo chiamato alla mobilitazione i calabresi sul tema del diritto alla salute e dell’occupazione”

 

LAMEZIA TERME –  Illustrata questa mattina in conferenza stampa, dai Segretari generali regionali di Cgil, Cisl e Uil Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo, affiancati dalle categorie della Sanità e dei Pensionati, la piattaforma della manifestazione dell’8 luglio presso la Cittadella della Regione (ore 10-12), che avrà come tema generale “Emergenza Sanità Calabria, dal Piano di rientro al Piano di rilancio. Per il diritto alla salute oggi negato e la valorizzazione delle professionalità del personale sanitario”.

«Quella di mercoledì 8 davanti alla Cittadella sarà un’iniziativa importante, per una sanità calabrese che segna il passo da anni, in cui si registrano ruberie e sprechi e non si riescono a garantire i LEA – esordisce Tonino Russo –; una sanità in cui c’è assurdamente un inasprimento delle tasse per i cittadini e un drammatico allungamento delle liste d’attesa e dell’emigrazione sanitaria. Abbiamo perciò chiamato alla mobilitazione i calabresi sul tema del diritto alla salute e dell’occupazione. C’è una risposta corale, perché tutti sperimentiamo servizi carenti; stiamo facendo perciò fatica a limitare la partecipazione a causa del distanziamento imposto dal rischio pandemia. Diciamo a questo proposito grazie alle forze dell’ordine per la collaborazione che ci stanno offrendo. Vogliamo lanciare un appello al Governo nazionale e a quello regionale – ha proseguito il Segretario della Cisl calabrese – per avviare subito un confronto. Un primo passo è stato fatto: la Giunta regionale ha già convocato per le 12 di oggi le organizzazioni sindacali confederali, per affrontare la questione del compenso emergenza Covic-19 dovuto al personale sanitario. Restano comunque in campo tutti i temi che porteremo in piazza mercoledì, a cominciare dalla reale presa in carico del paziente, quindi dalla necessità di riorganizzare la rete della medicina territoriale, coinvolgendo i medici di famiglia, e la rete ospedaliera, senza dimenticare che il ruolo della sanità privata non può essere quello di fare concorrenza al pubblico, ma di integrarsi in maniera complementare nel sistema sanitario regionale, con l’applicazione, per il personale delle strutture private, degli stessi contratti del pubblico. Le forze sindacali, in ogni caso, non partono dalla protesta, ma dalla proposta: ricordo soltanto che già il 9 maggio 2019, dalle categorie interessate, fu presentata, presso la Cittadella, una piattaforma per la riorganizzazione del Pubblico Impiego».

Angelo Sposato, Segretario generale della Cgil calabrese, rincara la dose: «Abbiamo chiamato il popolo alla mobilitazione perché le liste di attesa per visite specialistiche ed esami clinici costringono le persone a ricorrere ai privati con un innalzamento dei costi; per la valorizzazione del personale sanitario che in tempo di emergenza ha dato il massimo; perché non possiamo dimenticare che in Calabria due asp sono state sciolte per infiltrazione mafiosa e una per dissesto. Deve essere chiaro – ha detto ancora Sposato – che per mettere in sicurezza il sistema sanitario pubblico calabrese è necessario sterilizzare il deficit e rinegoziare il debito, e per questo occorre un’attenzione specifica da parte del Ministero della Salute. È necessario avere un management competente e adeguato, partendo da un cambio immediato al vertice della struttura commissariale. Chiediamo perciò al Ministro – ha concluso Sposato – un tavolo per affrontare questi temi e procedere a nuove assunzioni, alle internalizzazioni dei servizi, allo scorrimento delle graduatorie degli idonei e al superamento del precariato. In mancanza di risposte, siamo anche pronti a incatenarci davanti al Ministero».

Sulla stessa linea il Segretario generale della Uil regionale, Santo Biondo: «Ci sono, sulla questione sanità – ha detto –, due temi connessi: uno che riguarda l’emergenza che tutto il Paese ha vissuto e vive, e su questo riteniamo che ai fondi del Mes la politica nazionale debba dire di sì; in particolare, la deputazione calabrese deve impegnarsi perché queste risorse siano impiegate con equità in tutti i territori, e in Calabria con investimenti significativi per recuperare il gap nei confronti di altre aree. L’altro tema riguarda la specificità della nostra regione, dove l’emergenza è ultradecennale. Il commissariamento, al di là delle persone, non ha risolto i problemi: la spesa per il personale è al di sotto di quanto previsto dagli stessi Commissari; c’è una spesa fuori controllo per dotazioni a causa delle infiltrazioni della criminalità organizzata. In Calabria l’investimento sanitario pro capite è di 1.700 euro inferiore a quello di alcune regioni del Nord: i calabresi pagano tasse più alte e hanno servizi più scadenti. Noi, quindi, scendiamo in piazza per difendere i diritti sociali e di cittadinanza. Il Governo deve rimediare agli errori del “Decreto Calabria”; il commissariamento deve essere rivisto come strumento. E partendo dalla Sanità, accanto a questi temi – ha aggiunto Biondo – ne collochiamo altri, come, ad esempio, il fatto che in Calabria non si viene a causa di una rete dei trasporti carente. Alla politica, al Consiglio regionale, chiediamo di discutere anche di come intervenire per impedire le infiltrazioni criminali nella Sanità e di questioni determinanti come la gestione del sistema integrato della depurazione».

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