Riforma Welfare, Guccione: “stanziare subito 40 milioni di fondi comunitari per la Calabria”

“Soldi che andrebbero ad aggiungersi ai 43 milioni annui previsti per il 2019, 2020, 2021”

REGGIO CALABRIA – “Si può più o meno modificare il regolamento, ma la riforma del Welfare deve essere accompagnata da un aumento consistente delle risorse. Dopo 20 anni, la Calabria ha messo mano al processo riformatore e, voglio ricordarlo, che tale processo è stato avviato da me nel 2015 in qualità di assessore regionale ai Servizi sociali adottando la delibera di riforma e insediando un tavolo tecnico con tutti i soggetti interessati per l’approvazione degli atti conseguenti.” Queste le dichiarazioni di Carlo Guccione, consigliere regionale Pd. “La spesa annuale – continua – di circa 43 milioni di euro per gli anni 2019-2020-2021 non è sufficiente né a far fronte al giusto aumento delle rette che erano ormai ferme da troppo tempo, né all’aumento delle autorizzazioni e dell’accreditamento che è avvenuto in questi anni. Una coperta corta che rischia di far saltare il sistema del welfare in Calabria.

Adesso la pandemia rischia di portare il sistema al collasso. Sono aumentati i bisogni, le diseguaglianze, la povertà. Quindi a partire dal dibattito di oggi sul Bilancio, si predispongano le risorse necessarie anche attraverso la rimodulazione dei fondi comunitari previsti dalla flessibilità concessa dall’Unione Europea per dare la possibilità di stanziare da subito 40 milioni per il sistema del Welfare in Calabria che si aggiungono ai 43 milioni annui previsti per il 2019-2020-2021. Solo così riusciremo ad affrontare il dibattito per dare risposte serie a chi ha davvero bisogno. Basti pensare che del Fondo sociale europeo, su una disponibilità finanziaria di 339 milioni di euro, dal 2014 ad oggi sono stati utilizzati soltanto 80 milioni. Ineludibile rimane la questione dell’integrazione socio-sanitaria.

Anche la norma nazionale prevede la necessità di costituire un sistema integrato dei servizi sociali e sanitari, e che gli ambiti socio-assistenziali coincidano con i distretti sanitari. Questo eviterebbe doppi interventi che si sovrappongono tra il livello sanitario e socio-assistenziale. È più che mai necessario evitare la precarietà e la non tutela del cittadino nello stato di bisogno. Alla base di tutto ciò ci deve essere la Programmazione. La Calabria da questo punto di vista ha un Piano regionale che risale al triennio 2006-2009. Un’altra epoca, un piano vecchio di oltre dieci anni e a questo si aggiunge la pandemia che ha profondamente cambiato le condizioni economiche e sociali della popolazione calabrese.

Serve un nuovo Piano sociosanitario che permetta di mappare i bisogni e le politiche di interventi. Ai vecchi ritardi della Calabria si aggiunge ora il Coronavirus, abbiamo bisogno di azioni concrete e mi auguro che si vada subito in questa direzione. In tale ottica diventa ancora più prioritario il rafforzamento dei servizi sociali e della complessiva infrastruttura sociale territoriale al fine di mettere le istituzioni pubbliche nelle condizioni di supportare la complessità di bisogni che una drammatica crisi, come quella attuale, produrrà tra le persone, in particolare tra quelle più fragili. Occorre mettere in campo un piano per la lotta alla povertà e all’inclusione sociale. Non servono aggiustamenti, bisogna concordare con le organizzazioni sociali un Piano con misure adeguate e dobbiamo dimostrare anche una capacità di saper utilizzare le risorse che abbiamo.

Se il governo nazionale ha deciso di inserire tra i livelli essenziali il settore dei servizi socio assistenziali ritenendolo un settore strategico nella lotta per combattere la crisi economica, però anche noi dobbiamo fare la nostra parte utilizzando bene le risorse che abbiamo e che rischiamo di perdere, come per esempio i SIA (sostegno all’inclusione attiva): su 53 milioni disponibili per la Calabria solo 9 sono stati fino ad oggi spesi e rischiamo che a dicembre vengano disimpegnati. Così come i PAC INFANZIA: su 36 milioni disponibili per la Calabria solo 8,5 sono stati rendicontati. PAC ANZIANI: su 23,3 milioni sono stati rendicontati solo 4 milioni di euro. Si tratta di accelerare la spesa attraverso una task force coinvolgendo i Comuni, procedendo come è possibile all’assunzione di assistenti sociali per ogni ambito e ad esempio prevedendo dei voucher per le famiglie con bambini per il servizio di babysitter.”

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