La prima sezione Penale della Corte d’Appello di Catanzaro ha emesso la sentenza di secondo grado nei confronti degli imputati del processo “Frontiera” che hanno scelto di farsi giudicare con il rito abbreviato.
La Corte d’Appello di Catanzaro, prima sezione Penale, presieduta dalla presidente Adriana Pezzo, ha emesso nel tardo pomeriggio la sentenza di secondo grado nei confronti degli imputati del processo scaturito dall’operazione denominata “Frontiera” contro il clan Muto di Cetraro e che hanno scelto di farsi giudicare con il rito abbreviato. Il Tribunale del capoluogo ha confermato quasi tutte le condanne di primo grado emesse dal Gup di Catanzaro rideterminando le pene per Emanuel La Scaleia a due anni di reclusione, di Giulio Caccamo a un anno, sei mesi e dieci giorni di reclusione, Mara Muto a sette anni di reclusione e riqualificando il reato in concorso esterno in associazione mafiosa e infine ad Antonio Di Pietramonica a sette anni di reclusione. La corte d’appello ha infine anche rideterminato la pena a Carmelo Valente condannandolo a 14 anni di reclusione. Tutti gli imputati sono stati condannati anche al pagamento delle spese sostenute dalle parti civili: Regione Calabria, Provincia di Cosenza, Comune di Cetraro, Comune di Praia a Mare e di Scalea.
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