Incidente sulla 106, a febbraio l’udienza preliminare per il processo sulla morte di Vincenzo Perna

L’automobilista che ha provocato il sinistro e che deve rispondere anche del ferimento grave del figlio della vittima, ha chiesto di patteggiare: i familiari domandano giustizia

 

CROTONE – Si avvicina il momento della giustizia per i familiari di Vincenzo Perna. Il Gip del Tribunale di Crotone, dott. Michele Ciociola, con decreto del 17 dicembre 2019, ha fissato per il 18 febbraio 2020, alle ore 9.00, presso il Palazzo di Giustizia di via Vittorio Veneto l’udienza preliminare in camera di consiglio per deliberare sulla richiesta di patteggiamento della pena presentata dal difensore di M. M. N., il 23enne di Crotone che nella tarda serata dell’1 luglio 2019 ha tamponato con la sua Alfa Romeo Giulietta sulla Statale 106, all’altezza del km 248+300, lo scooter condotto dall’appena 40enne Perna, pure lui crotonese, e su cui era trasportato anche il figlioletto di 12 anni, causando la morte del papà e il ferimento grave del ragazzino.

Quella sera, alle 23.40, Cece’, com’era soprannominata la vittima, conosciutissimo in città soprattutto per la sua passione per il calcio (era uno dei fedelissimi della “curva” del Crotone e tifosissimo della Juventus), stava rincasando con il figlio dopo aver arbitrato una partita di calcetto e percorreva la 106 in direzione Taranto-Crotone, quando il suo Yamaha Neos è stato tamponato con violenza dall’auto dell’indagato che procedeva nella stessa direzione e che li ha trascinati per oltre cento metri. Il ragazzo è stato trasportato in codice rosso e in prognosi riservata all’ospedale con un trauma cranico e varie lesioni polmonari, addominali, eccetera, e ha subìto tre interventi al capo, nel nosocomio di Crotone prima e Catanzaro poi: gli hanno applicato 60 punti in testa. Alla fine se l’è cavata per miracolo ed è potuto tornare a casa da mamma Chiara, ma con postumi fisici e psicologici pesanti avendo perso e visto morire il padre. Non c’è stato nulla da fare, infatti, per Cece’ che, caricato sul cofano, ha sfondato il parabrezza e poi, prima di rovinare a terra, ha salvato la vita al figlio facendogli da scudo con il suo corpo nella rovinosa caduta sull’asfalto: il quarantenne, pur indossando regolarmente il casco, così come il minore, è deceduto praticamente sul colpo per i gravi politraumi riportati.

Gli amici di Perna hanno anche promosso una manifestazione in piazza a Crotone per ricordare la vittima ed esprimere la loro vicinanza ai familiari, ma soprattutto per tornare a denunciare l’improrogabile necessità di mettere concretamente in sicurezza la “strada della morte” com’è tristemente chiamata la 106: tra 2014 e 2018, come risulta dall’ultimo rapporto dell’Associazione “Basta vittime sulla Strada Statale 106”, i morti sono stati 107 nella sola parte jonica. Una strage. Nello specifico, quel tratto è del tutto privo di pubblica illuminazione, il che acuisce i pericoli soprattutto per motociclisti, ciclisti e pedoni, ossia l’utenza debole. Ciò tuttavia non sminuisce la responsabilità dell’investitore che, a detta degli stessi carabinieri del nucleo Radiomobile di Crotone, che hanno effettuato il rilievi, oltre a non aver visto il ciclomotore davanti a sé “procedeva a forte velocità” e che per questa violazione è stato anche sanzionato: lo scooter è stato trascinato per ben 133 metri. Illuminazione “inesistente” a parte, le condizioni meteorologiche erano ideali per guidare e sull’asfalto non è stata riscontrata alcuna traccia di frenata.

Il 23enne è stato indagato per i reati di omicidio stradale e di lesioni personali stradali gravissime dal Pm della Procura di Crotone dott. Giampiero Golluccio, che ha aperto un procedimento penale, giunto ora nella sua fase decisiva. I familiari della vittima, per essere assistiti, attraverso il consulente personale dott. Giuseppe Cilidonio, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, e, anche in forza di quest’ammissione di colpa dell’automobilista, si aspettano una pena congrua alla gravità del fatto commesso e anche una rapida definizione della vicenda in sede civile: con Cece’ la sua famiglia ha perso anche il suo sostegno economico.

“Studio3A – spiega il dott. Cilidonio – assiste le famiglie di diverse vittime della SS 106 battendosi per ottenere giustizia e un equo risarcimento e collabora con l’associazione “Basta vittime” supportandone le iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica sui gravi pericoli di quest’arteria essenziale per la mobilità della Calabria e per sollecitare gli Enti pubblici a realizzare i tanti interventi necessari per portarla a standard di sicurezza adeguati. Ma proprio perché si tratta di una viabilità ad alto coefficiente di pericolosità, chi la percorre deve rispettare con ancora più scrupolo i limiti di velocità e le regole del Codice della Strada. E chi non lo fa deve risponderne”.

“La perdita di Vincenzo – dichiara l’ing. Fabio Pugliese, Presidente dell’Associazione “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” – è una delle più dolorose tra quelle avute nel 2019, anche perché è avvenuta sotto gli occhi di suo figlio, un ragazzo oggi rimasto senza il papà! Per questo noi pretendiamo giustizia. Per questo siamo accanto all’azione decisa e forte di Studio 3A. Per questo siamo idealmente vicini alla famiglia di “Cecè” e saremo vigili su questa vicenda”.

 

 

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