Le dichiarazioni del pentito Emanuele Mancuso hanno contribuito alla riuscita dell’operazione “Rinascita Scott”
VIBO VALENTIA – Avrebbero tentato, con ogni tipo di pressione psicologica, di costringere Emanuele Mancuso, di cui sono rispettivamente madre e zia, a interrompere la collaborazione con la giustizia avviata nel giugno dello scorso anno con la Dda di Catanzaro e per questo sono state arrestate. Le dichiarazioni di Emanuele Mancuso hanno contribuito alla riuscita dell’operazione “Rinascita Scott”, con la quale i carabinieri hanno arrestato 334 persone direttamente o indirettamente legate alla ‘ndrangheta. Non ottenendo immediati effetti, la mamma del collaboratore di giustizia, Giovanna Del Vecchio, moglie del boss Pantaleone Mancuso, detto “l’Ingegnere”, e la sorella Rosaria Del Vecchio avrebbero spedito al giovane una foto della sua bambina di pochi giorni in braccio a Giuseppe Mancuso, fratello di Emanuele Mancuso.
Lo stesso Giuseppe Mancuso, ritenuto pericoloso elemento del clan e di recente arrestato in un casolare con diverse armi dopo un periodo di irreperibilità, avendo lo scorso anno intuito decisione del fratello Emanuele di collaborare non aveva esitato ad urlargli insulti nel carcere di Catanzaro. I carabinieri del nucleo investigativo ed operativo di Vibo Valentia e la Dda di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri, hanno quindi richiesto ed ottenuto l’arresto delle due donne per le minacce e le pressioni nei confronti di Emanuele Mancuso.