COSENZA – Un mega puzzle investigativo. E’ quello che hanno risolto i carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro, incastrando alla perfezione i mosaici d’intelligence che hanno permesso di ricostruire l’operazione “Bazar”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Rossano.
Il capitano Paolo Rubbo e i suoi uomini, in stretta collaborazione con i detective della Benemrita del Comamdo provinciale di Cosenza, coordinati dal colonnello Francesco Ferace, hanno, sin dal’alba, effettuato una raffica di arresti. La “retata” ha permesso allo Stato di “chiudere il cerchio su 15 persone. componenti, a vario titolo, di un’organizzazione dedita a furti, rapine, estorsioni e danneggiamenti. Durante l’intensa attività d’intelligence, i detective hanno accertato che i componenti dell’organizzazione hanno compito numerosi episodi di furto. Esattamente ventiquattro. Nel corso del blitz, è stata sequestrata anche una gioielleria, nella quale veniva riciclato oro rubato. Oltre ai quindici arrestati, nell’inchiesta figurano anche cinquantasette indagati. L’aspetto più inquetante dell’inchiesta, come hanno evidenziato i carabinieri, nel corso della conferenza stampa, di oggi, tenuta presso il Comando provinciale di Cosenza, è legato al fatto che tra gli arrestati, non ci sono elementi di picco, nè “manovalanza” della criminalità organizzata. I profili delle persone finite nei guai, sono giovani ed incensurati. Gli arrestati sono Pietro Vincenzo Montalto, Davide Rosario Innacco e Antonio Longobucco, Giovanni Battista Fino, titolare della gioielleria sequestrata, Carmelina Scarcella, Marco Leo, Arturo Leo, Domenico Corina e Salvatore Pisano, Luigi Sabino, Vincenzo Sabino, Angelo Caravelli e Giuseppe Morrone, Lorenzo Sposato e Romina Bevilacqua. Durante l’operazione sono stati controllati più di sessanta esercizi commerciali di “Compro Oro” ed è stata recuperata numerosa refurtiva, tra cui un migliaio di litri di gasolio, targhe di autoveicoli, mezzi agricoli, un furgone e un’auto. Rinvenuti anche numerosi passamontagna, armi giocattolo prive di tappo rosso, grimaldelli e attrezzature per lo scasso. Nel corso delle indagini è stata anche scoperta un’estorsione, per una imposta guardiania, compiuta ai danni di un agricoltore. L’estorsione che i militari hanno ricostruito minuziosamente nei file dell’inchiesta è stata “accelerata” anche dalla collaborazione della vittima, convinto dagli stessi carabinieri a “lavorare” con lo Stato. La vittima, nel marzo scorso, subì una serie di danneggiamenti e furti nella sua azienda agricola. Gli fu ucciso anche il cane la cui carcassa fu data alle fiamme e fatta ritrovare all’agricoltore in una busta.