Mare sporco: “L’amore omertoso e i miracoli calabresi”

Parliamo delle oramai familiari bollicine che arredano i nostri mari. Ma guai a parlare di inquinamento

 

CATANZARO – “Si presentano pressoché ogni mattina, con una puntualità davvero inusuale per queste latitudini. Parliamo delle oramai familiari bollicine che arredano i nostri mari. Ma guai a parlare di inquinamento”. A scriverlo è Francesco Di Lieto, responsabile del Codacons, alla luce delle decine di segnalazioni che arrivano dalle spiagge del tirreno calabrese . “Si correrebbe il rischio di indispettire il Governatore, i Sindaci e le sempre più folte schiere di osannanti e disinteressati sostenitori. Per questo motivo, non volendo nasconderci dietro un “polline”, le definiremo cicale. Anche se, a differenza di queste ultime, non preannunciano una giornata particolarmente afosa, ma costituiscono un subliminale invito ad uscire dall’acqua aspettando che passi ‘a nuttata’”.

“In fondo le nostre cicale hanno un sapore mistico, al pari delle madonne piangenti. Infatti è assolutamente inutile cercare di comprendere la loro misteriosa origine… la causa delle cicale di mare calabresi è come l’araba fenice: “che vi sia, ciascun lo dice; dove sia, nessun lo sa”. A scanso di equivoci precisiamo subito che nessuno pensa che a dar problemi siano i depuratori, la cui efficienza è fuori discussione”.

Francesco Di Lieto è intervenuto in merito anche ai microfoni di RLB

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E l’on Magorno ne è la prova vivente. Infatti l’ex leader maximo del PD locale, provocando un travaso di bile al nostro Poseidone, On. Incarnato, mettendo a repentaglio i bilanci di SoRiCal, ha iniziato una dieta a base di acqua di mare. Sergio Abramo, infuriato per la popolarità del collega sindaco, ha reso noto che nelle vasche di depurazione di Verghello ha realizzato un allevamento di salmoni, a riprova della perfetta efficienza del tanto criticato impianto. Finanche il sindaco di Sellia Marina – prosegue Di Lieto – notoriamente poco incline a concedersi alle telecamere, ha sentito il bisogno di rivelare, urbi et orbi, che “dopo soltanto 5 brevissimi anni, stanno per iniziare i lavori del nuovo #impianto #fognario alla presenza delle autorità civili, religiose…”. Pertanto guai a ipotizzare che le cicale siano in qualche modo riconducibili ai sistemi di depurazione. Così come non possono ricondursi ad antichi inconvenienti, oggi del tutto debellati nella nostra regione. In Calabria oramai non esistono più scarichi abusivi, fosse biologiche a perdere, condotte colabrodo…quindi sarebbe inutilmente dispendioso anche solo ipotizzare dei controlli alla ricerca di abusi e irregolarità che non esistono più”.

“Ma allora qual è la causa di queste bollicine, di queste macchie marroncine? Un miracolo. Un vero e proprio miracolo. Ne siamo convinti e non siamo certo mossi da un bieco opportunismo per evitare le consuete accuse di affossare l’immagine del territorio. Per cui d’ora in poi non denunceremo alcun inquinamento ma, diffondendo la notizia del miracolo, confidiamo che la nostra regione possa intercettare, con buona pace dell’on Morra, anche i flussi turistici religiosi. In passato è vero, lo abbiamo fatto. Confessiamo che denunciando la sporcizia speravamo si potessero preservare le indubbie bellezze della nostra regione. Ma oggi abbiamo finalmente compreso che denunciare equivale a denigrare. E poiché non vogliamo andare a Iesolo o a Riccione, così come gentilmente ci invitavano a fare, quando abbiamo osato protestare, ci inginocchiamo dinnanzi questo miracolo calabrese e restiamo zitti in una mistica contemplazione. Eppure un sacrilego dubbio rimane. Sarà davvero utile questo amore omertoso, se poi chi viene in Calabria si ritrova a dover nuotare tra le cicale?”.

Francesco Di Lieto

 

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