Licenziamenti call center, la denuncia: «Madri di famiglia non gradite»

Si lamenta la mancanza di regole nella gestione delle gare dove pur di vincere commesse al ribasso le aziende spremono i lavoratori, mentre godono degli incentivi di Stato

 

CATANZARO – «Ogni giorno – scrive in una nota il sindaco USB Calabria – assistiamo al balletto delle organizzazioni sindacali concertative che “piangono” per i posti di lavoro che nei vari call center, oggi quelli di Crotone ieri Catanzaro, si perdono. Vorremmo solo ricordare a questi sindacalisti, che il precariato cosi come definito nei call center è stato creato da loro stessi e dai vari accordi sottoscritti, quelli che firmano CCNL dove solo loro possono discutere di materie di lavoro dove nessuno può sindacare. Poi quando tutto il sistema crolla arriva il pianto antico di questi pseudo sindacalisti. Quando sottoscrissero accordi sul precariato sapevano benissimo che: nel parlare comune, nel modo di lavorare come precario questi soggetti venivano già etichettati come lavoratori che si trovano in una condizione lavorativa caratterizzata da incertezza, instabilità o provvisorietà. Ora si inventano paladini e difensori di cosa? A Catanzaro al call center Abramo, come al solito in materia di lavoro siamo sempre un passo avanti. Qui si licenziano lavoratori e madri di famiglia non graditi ai capetti che si aggirano ogni giorno tra i “loculi” angusti, poco illuminati, poco arieggiati con soffitti ribassati come nelle “batterie dei polli”. Operatrici incaricate di andare a caccia di nuovi clienti, trattate come ultime ruote del carro, e soprattutto le peggio pagate.

 

 

Lavoro a basso costo ed a bassissimi diritti sindacali riconosciuti, (sempre grazie agli accordi delle organizzazioni concertative) lavoratrici che a Catanzaro hanno dato tutta una vita davanti ai monitor e con cuffiette dalla mattina alla sera ed oggi senza possibilità di fruire di ammortizzatori sociali (hanno sottoscritto questo) sono stati messi in burletta in mezzo ad una strada, lavoratrici, che subiscono sulla loro pelle ogni vento di crisi, ogni stato d’animo di chi li amministra. Parlano di ricollocazione sapendo di essere in malafede dove dovrebbero essere ricollocate in una regione dove lo stillicidio dei posti di lavoro è come un contatore a scatti minuto per minuto. Forse pensano di disgregare i nuclei familiari e mandarli in giro per i paesi europei – delocalizzare – per rispondere ai clienti? Qua purtroppo e grazie sempre a “loro” paghiamo soprattutto la mancanza di regole nella gestione delle gare dove pur di vincere commesse al ribasso le aziende hanno spremuto i lavoratori – con tutto ciò che hanno pure usufruito degli incentivi di Stato. La dittatura dei padroni e di chi ha firmato gli accordi al massimo ribasso ci ha portato sin qui. Questo è l’ultimo regalo che le donne catanzaresi hanno ricevuto per la loro festa dell’8 marzo. L’USB sta preparando un dibattito sulle donne con la presentazione di un opuscolo ”Una prospettiva di genere sul mondo del lavoro” proprio sulle donne nei prossimi giorni».

 

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