Barbieri, i Muto e i vantaggi ai dirigenti. E Oliverio annuncia lo sciopero della fame

L’indagine ha anche un risvolto politico, quello tra il centrosinistra di Oliverio che tramite anche alcuni suoi rappresentanti avrebbe tentato di rallentare le opere dell’avversario sindaco di Cosenza.

 

COSENZA – Il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri nel commentare l’operazione ribattezzata “Lande desolate” sottolinea la prima anomalia legata all’impresa Barbieri, ovvero che solo “quella” ditta si fosse presentata per la realizzazione dei lavori dell’aerosuperficie di Scalea e dell’impianto sciistico di Lorica. Tutti i dirigenti preposti all’istruttoria per reperire i fondi europei erano consapevoli che l’impresa Barbieri non aveva i fondi necessari per completare le opere.

“Abbiamo accertato – ha aggiunto Gratteri – che l’impresa Barbieri è espressione del clan Muto di Cetraro”. Le conferme sono arrivate sia dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Foggetti e Intrieri che dalle risultanze di alcune intercettazioni nel corso delle quali, ha spiegato il procuratore capo, “due piccoli ‘ndranghetisti di Cosenza volevano chiedere la mazzetta per Piazza Bilotti ma gli veniva posto il veto perché la ditta Barbieri appartiene al clan Muto”. Lavori, quelli di Scalea e Lorica, il cui importo supera i 16 milioni di euro: “lavori che avrebbero dovuto vedere il privato spendere almeno tre milioni di euro. E invece neanche questo”.

Tutto ruota attorno a tre importanti opere: l’impianto sciistico di Lorica, l’aerosuperficie di Scalea e piazza Bilotti a Cosenza, tutti lavori portati avanti dalla ditta Bilotti. Per quanto riguarda le prime due opere, queste sono rimaste incompiute. “Sostanzialmente abbiamo documentato tre stati di avanzamento lavori dove veniva dichiarato che l’opera era al 95% ma per noi – spiega Gratteri – non era neanche al 20%. Quando collaudatori e funzionari della regione certificavano che l’opera era al 95% si alzava l’elicottero della guardia di finanza, che vedeva come al posto dell’elisoccorso c’era una pista di terra battuta mentre si dichiarava che c’erano addirittura le lampadine. Così come per l’opera di Lorica; dicevano che c’era la cabinovia, ma le cabinovie erano ancora in Svizzera. E sono andati tutti in Svizzera a vederle”.

Le intercettazioni per ‘rallentare’ piazza Bilotti degli avversari di Occhiuto

“Un’indagine che ha un risvolto politico – spiega Gratteri – e Piazza bilotti è importante non perchè oggetto dell’indagine. Sostanzialmente succede che la parte politica di Oliverio (emerge da alcune intercettazioni) ovvero l’onorevole Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio, avrebbero avuto interesse a far rallentare i lavori di Piazza Bilotti per danneggiare la parte politica avverrsa, quella del sindaco di Cosenza. Dalle intercettazioni emerge come, anche l’ex sindaco Occhiuto (in quel momento il Comune era commissariato) aveva interesse a che il commissario non collaudasse la piazza e a rallentare per poterla poi inaugurare lui stesso”.

Finanziamenti in cambio di promesse di lavoro e immobili

“Le indagini hanno consentito di accertare che, per lo svolgimento della funziona pubblica, funzionari, dirigenti e incaricati di pubblico servizio, hanno posto in essere con un senso degradato della loro funzione stessa, atti nello specifico interesse dell’imprenditore perchè conseguisse le tranche di finanziamenti e dei lavori complementari. I soggetti coinvolti, pubblici ufficiali, in queste articolate condotte, conseguivano dei vantaggi personali. Abbiamo verificato che vi erano promesse di assunzioni, di soggetti vicini ai pubblici funzionari, vendite di immobili a prezzi vantaggiosi a loro favore. Interessi immediati di carattere patrimoniale”.

Una collusione estrema tra pubblici funzionari, imprenditori, figure professionali come i direttori dei lavori, i consulenti esterni della Regione con i finanziamenti della comunità europea, consistente nell’incompiutezza dell’opera nonostante venissero erogate somme veramente ingenti.

Oliverio: di fronte ad accuse infamanti, ho deciso di fare lo sciopero della fame”

E dopo qualche ora dall’operazione parla il governatore Oliverio: “Di fronte ad accuse infamanti ho deciso di fare lo sciopero della fame. La mia vita e il mio impegno politico e istituzionale sono stati sempre improntati al massimo di trasparenza, di concreta lotta alla criminalità, di onestà e rispettosa gestione della cosa pubblica.
I polveroni sono il vero regalo alla mafia. Tra l’altro l’opera oggetto della indagine non è stata appaltata nel corso della mia responsabilità alla guida della Regione. Quanto si sta verificando è assurdo. Non posso accettare in nessun modo che si infanghi la mia persona e la mia condotta di pubblico amministratore. Sarebbe come accettare di aver tradito la fiducia dei cittadini. Chiedo chiarezza! Lotterò con tutte le mie energie perché si affermi la verità”.
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