Nove misure cautelari e numerose perquisizioni. L’operazione della Polizia stradale di Vibo Valentia, Catanzaro, Lamezia, Palmi, Milano e Brescia.
VIBO VALENTIA – Le accuse sono di associazione a delinquere, furti e riciclaggio, ed in manette sono finiti nove soggetti. L’operazione vede impegnato il personale della Sezione di Polizia Stradale di Vibo Valentia, insieme ai colleghi di Catanzaro, Milano, della Sezione Polizia Stradale di Brescia e delle Sottosezioni autostradali di Lamezia Terme e Palmi. I poliziotti stanno eseguendo 9 provvedimenti cautelari nei confronti di altrettante persone accusate di associazione a delinquere volta alla commissione di furti di mezzi d’opera utilizzati nei cantieri stradali, di ingente valore, per il successivo riciclaggio. Le ordinanze sono emesse dalla Procura della Repubblica di Palmi e vedono tra i destinatari persone del vibonese, della Piana di Gioia Tauro, ma anche del bresciano e del milanese. Per tre delle persone arrestate é stata disposta la custodia cautelare in carcere e per quattro i domiciliari. I furti oggetto dell’indagine, che sono decine, sono stati commessi ai danni di imprese private, alcune delle quali subappaltatrici di lavori dell’Anas lungo l’autostrada Salerno-Reggio Calabria.
Sono nove i mezzi di cantiere, in particolare escavatori ed altri mezzi per il movimento terra, provento di furti, per un valore di oltre un milione di euro, recuperati dalla Polizia stradale e restituiti ai proprietari nell’ambito dell’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palmi, che ha portato all’arresto di sette persone ed alla notifica di due obblighi di dimora. Buona parte dei mezzi di cantiere rubati dall’organizzazione criminale venivano venduti online. L’organizzazione, secondo quanto riferisce la Polizia stradale, dimostrava, in particolare, una particolare spregiudicatezza nell’utilizzo di internet, che serviva per postare immagini e descrivere le caratteristiche dei mezzi provento dei furti, con l’attivazione di un giro vorticoso di contatti anche all’estero. L’indagine che ha portato agli arresti ha preso avvio dal furto di un escavatore commesso nel marzo del 2016 all’interno di un cantiere dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria. L’attività investigativa che ne é scaturita, con l’utilizzo delle immagini registrate dalle telecamere del sistema di videosorveglianza, ha consentito di ricollegare al furto un’autovettura risultata nella disponibilità di uno dei promotori del gruppo criminale.
Le successive indagini hanno portato all’individuazione di un gruppo di persone che, a vario titolo e con ruoli differenti, erano dediti ai furti di escavatori, Bobcat e pale meccaniche, all’interno sia di cantieri che di locali privati. I mezzi venivano poi taroccati nei dati identificativi, con la falsificandone dei documenti. Il raggio d’azione dell’organizzazione criminale partiva dal litorale tirrenico vibonese per poi estendersi nella Piana di Gioia Tauro e giungere fino al nord Italia, ed in particolare nel circondario di Brescia e Milano. Le indagini ed i controlli della Polizia stradale hanno portato, in un’occasione, al ritrovamento di quattro mezzi di cantiere rubati che erano stati nascosti all’interno di un autoarticolato, partito da Brescia e fermato in autostrada nel vibonese, la cui destinazione era il rosarnese, dove i mezzi sarebbero stati taroccati.
Le persone arrestate dalla Polizia stradale e condotte in carcere nell’ambito dell’operazione, denominata “Lince rossa” (traduzione di bobcat) sono Salvatore Schiavone, di 43 anni, di Nicotera; Pasquale Napoli, di 56, di Melicucco, e Rocco Pesce, di 47, di Rosarno. Gli arresti domiciliari sono stati disposti per Gaetano Rao, di 39 anni, di Rosarno; Antonio Panzitta, di 40, di Rombiolo; Vittorio Schiavone, di 55, originario di San Calogero ma residente nel bresciano, e Rocco Minzoturo, di 48, nato a Taurianova ma domiciliato a Cinisello Balsamo. I due provvedimenti di obblighi di dimora, infine, sono stati notificati ad Angelo Navarra, di 51 anni, di Rombiolo, e Antonio Zangari, di 46, domiciliato a Laureana di Borrello. Decisivi, per il buon esito dell’indagine, sono stati i riscontri bancari sui pagamenti dei veicoli taroccati ad opera di ignari acquirenti, effettuati perlopiù con assegni e bonifici collegabili all’organizzazione. L’inchiesta giudiziaria che ha portato agli arresti é stata condotta dalla Procura della Repubblica di Palmi, diretta da Ottavio Sferlazza.