Collaboratore di giustizia rivela dettagli sulla strategia stragista posta in essere da ‘ndrangheta e Cosa Nostra
REGGIO CALABRIA – Nel processo contro la ‘ndrangheta stragista, in corso dinanzi alla Corte d’Appello di Reggio Calabria, ha deposto ieri, in video conferenza, il collaboratore di giustizia Armando Palmeri, ‘uomo d’onore’ della cosca mafiosa di Alcamo. Palmeri, rispondendo al Procuratore aggiunto della Dda, Giuseppe Lombardo, ha riferito della richiesta negli anni ’90, in concomitanza con il maxi processo a Cosa Nostra, avanzata dai servizi deviati al boss di Alcamo Vincenzo Milazzo di partecipare alla stagione delle stragi ordita dai corleonesi. Il collaboratore ha riferito che “Milazzo fu contattato in almeno tre occasioni poiché tentennava, ma sapeva anche che non avrebbe potuto a lungo opporsi a quelle richieste, un modo per prendere tempo ed evitare di essere assassinato”.
Palmeri ha anche precisato i luoghi degli incontri e le persone coinvolte, non solo mafiosi ma anche politici e imprenditori edili vicini a Cosa Nostra. Palmeri ha aggiunto che “tra le strategie di Cosa Nostra vi era anche la possibilità di infettare l’acquedotto di Palermo“. Un’ipotesi, secondo il pentito, che Vincenzo Milazzo aveva tentato di evitare, suscitando così i sospetti dei suoi interlocutori, che avevano deciso per questo di eliminarlo. “Io non sono morto – ha detto Palmeri – perché mi ero blindato, rinunciando a muovermi liberamente, anche se i tentativi per uccidermi furono parecchi”.