De Pace ha annunciato l’avvio di indagini difensive “per una puntuale ricostruzione dei fatti”. L’avvocato avvierà una raccolta fondi, con lo scopo di utilizzare investigatori privati per ricostruire la verità
LIMBADI (VV) – Il rifiuto della scorta nei confronti di Rosaria Scarpulla rappresenta un atto pericoloso anche ai fini delle indagini in corso”. Lo ha detto, incontrando i giornalisti, l’avvocato Giuseppe De Pace, legale della madre di Matteo Vinci, morto il 9 aprile scorso a Limbadi nell’esplosione della sua auto azionata da un ordigno.
Nell’attentato é rimasto gravemente ferito anche il padre di Matteo Vinci, Francesco.
De Pace ha annunciato l’avvio di indagini difensive “per una puntuale ricostruzione dei fatti, Ed a tale scopo – ha detto – avvieremo una raccolta di fondi, anche a livello internazionale, con lo scopo di utilizzare investigatori privati, meglio se non italiani, che possano puntualmente ricostruire la verità di questo evento. Per i Vinci questa storia, sia pure in un quadro generale, non presenta particolari punti interrogativi, dato che i mandanti del gesto appartengono ad una delle diverse articolazioni della famiglia Mancuso. E noi agiremo per individuare i responsabili diretti e indiretti, quel grumo di potere che rappresenta la forza del clan limbadese”.
Il legale non ha risparmiato critiche neppure al mondo politico. “Avete letto tutti – ha detto – le manifestazioni di vicinanza, rese attraverso note stampa, da parte di alcuni esponenti del M5S, con cui si annunciava addirittura una richiesta ispettiva al Ministero dell’Interno. Poi é arrivato il presidente Fico a San Ferdinando e non ha detto una parola sulla famiglia Vinci”.
L’avvocato De Pace, nel suo intervento, é stato critico nei confronti delle associazioni antimafia e in particolare di Libera, “della quale sono stato – ha detto – tra i soci fondatori”. Il legale ha poi estratto dal portafogli la tessera di Libera e l’ha strappata
LIBERA, DON ENNIO STAMILE: SI E’ STRUMENTALMENTE CALPESTATA LA VERITA’
“Nel plateale gesto posto in essere dall’avvocato della signora Rosaria Scarpulla, Giuseppe De Pace, quello cioè di strappare la tessera di Libera senza peraltro dire che era vecchia di almeno tre anni, si è letteralmente e strumentalmente calpestata la verità circa il presunto abbandono da parte della nostra Associazione nei confronti della signora Scarpulla”. Ad affermarlo, in una nota, è don Ennio Stamile, referente di Libera Calabria.
“Intanto – prosegue – ricordiamo all’avvocato che è la Prefettura a stabilire se una persona necessita o meno della scorta. Questa delicata decisione viene presa dal Prefetto dopo aver ascoltato il comitato sicurezza ed ordine pubblico composto dai vertici delle forze dell’ordine di ogni provincia. Non sono i singoli cittadini, né le varie associazioni a doverne determinare e dettare le condizioni. In secondo luogo, vorremmo ricordare che siamo stati e continueremo a stare vicino alla signora ed alla sua famiglia, in diverse occasioni, durante la fiaccolata organizzata all’indomani dell’efferato omicidio, con note stampa ed articoli, con visite periodiche alla signora che a volte abbiamo accompagnato anche in campagna con la nostra macchina, visto che ancora non se la sente di guidare”.
“Strappare platealmente una tessera di Libera, anche se datata, dinanzi alle telecamere – dice ancora don Stamile – significa calpestare la dignità e l’impegno di tanti familiari delle vittime innocenti, associazioni, sindacati, scuole di ogni ordine e grado, testimoni di giustizia, imprenditori, giovani e meno giovani che si impegnano quotidianamente in Libera perché credono nei valori di cui essa è portatrice. Le vittime ed i loro familiari hanno bisogno di verità, di giustizia e di autentica solidarietà fatta di parole vere e di gesti concreti, non di strumentalizzazioni pubblicitarie o di altro vario genere”