Minore venduto in Libia per 400 euro: “Siamo considerati bestie”

Il ragazzino è stato usato come schiavo e costretto a lavorare gratis per mesi

 

REGGIO CALABRIA – Un ragazzino in Libia costa circa 400 euro. “Sono stato venduto per 700 dinari (437 euro ndr), mentre ero in Libia. Poi mi hanno tenuto prigioniero. Siamo stati in cattività assieme ad altri migranti, di ogni età e la banda che mi comprato mi ha utilizzato come schiavo, costringendomi a lavorare gratis per mesi. In Libia i migranti diretti in Europa sono considerati peggio delle bestie. Per noi era pericoloso persino camminare per strada. Non ci consideravano esseri umani. Molti vengono uccisi per strada senza alcun motivo, o rapiti a scopo di estorsione, per recuperare altri soldi”. Un inferno, il suo, vissuto in balia di persone spietate, violente e senza scrupoli. Una prigionia che il giovanissimo non riesce a quantificare, ma che nella norma varia da diversi mesi ad alcuni anni.

 

In tutti i racconti il denominatore comune è il dramma vissuto per raggiungere la Libia, dove, spesso, i migranti vengono ceduti ad altri trafficanti di uomini che cercano di arraffare quanto più possibile. E se non ci sono soldi ecco lo sfruttamento, il lavoro forzato per pagare il periodo di permanenza a terra in attesa dell’imbarco, tra violenze, torture, con cibo scarso e pochissima acqua. I rischi, per loro, non finiscono mai. Un altro tassello all’allucinante racconto di sofferenze indicibili vissute da questa umanità, lo aggiunge un altro giovanissimo: “Ci hanno assicurato che ci avrebbero fatto salire su una nave, comoda e sicura, per raggiungere l’Europa. Invece ci siamo ritrovati su un vecchio gommone sul quale siamo stati spinti a salire con la forza e la minaccia di fucili mitragliatori e armi da fuoco”.

 

E dove non arriva il racconto diretto, ci sono i report medici. E questi, spiega Giorgia Rinaldi, coordinatrice della Ong tedesca della Sea Watch, parlano di “fratture, segni di percosse, tagli, contusioni e abrasioni conseguenza delle torture subite durante la permanenza in Libia”. Al dramma delle torture e delle violenze subite, per i migranti si aggiunge lo choc del salvataggio che, in ogni momento, può tramutarsi in naufragio viste le condizioni delle barche su cui viaggiano. E per i 232 della Sea Watch si è sommata anche l’incertezza dello sbarco, con la nave che è andata avanti a zig-zag per tre giorni nel Mediterraneo, con mare grosso, in attesa che uno Stato gli desse il permesso di attraccare.

 

Questa la drammatica testimonianza di due minorenni sbarcati dalla Sea watch, la nave di una Ong tedesca approdata oggi nel porto di Reggio Calabria con a bordo 232 migranti, parte dei quali soccorsi su un gommone in difficoltà al largo della Libia ed i restanti trasbordati da un mercantile che li aveva recuperati ore prima. Le operazioni di sbarco si sono concluse ed un migrante è stato portato in ospedale per accertamenti e cure a causa delle conseguenze delle torture subite durante la prigionia in Libia. Le carceri libiche da cui transitano quasi tutti i migranti che attraversano il Mediterraneo partendo da Tripoli sono luoghi in cui vengono inflitte crudeli violenze taciute dalle istituzioni internazionali.

 

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