Il fermo è stato disposto dalla Procura ancora prima dell’esito dei risultati dello stub ed è stato eseguito dai carabinieri della Compagnia di Tropea.
SAN CALOGERO (VV) – E’ stato sottoposto a fermo questa mattina Antonio Pontoriero, il 43enne di San Calogero unico, al momento, indagato per l’omicidio di Soumayla Sacko, il giovane del Mali ucciso sabato sera nel paese vibonese mentre, con due connazionali, stava prendendo delle lamiere da una vecchia fornace abbandonata. L’uomo era stato iscritto nel registro degli indagati poco dopo il delitto.
Il 43enne è nipote di Francesco Pontoriero, socio di minoranza dell’ex fabbrica di laterizi, la “Tranquilla” all’interno della quale è stato ucciso Soumaila Sacko. Francesco Pontoriero è attualmente sotto processo al tribunale di Vibo perchè indagato nell’operazione “Poison”, l’inchiesta che nel 2011 ha portato alla chiusura della fabbrica nei dintorni della quale sarebbero stati sotterrati rifiuti tossici.
Pontoriero sottoposto a fermo è attualmente titolare di una ditta di laterizi, nel territorio di San Calogero e la sua famiglia sarebbee legata al clan Mancuso di Limbadi. Gli inquirenti già nell’immediatezza dei fatti avevano spiegato che chi aveva sparato voleva dimostrare che nessun intruso poteva entrare in quell’area.
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La Procura “un quadro già ben delineato”
Non si atteso neanche l’esito della prova dello stub; gli inquirenti hanno ritenuto di avere un quadro già ben delineato anche in assenza dei risultati della prova che devono ancora arrivare. Il fermo di Pontoriero è scattato nella notte alla luce di un’ulteriore assunzione di informazioni che hanno confermato un “quadro che era evidente sin dall’inizio”. E’ quanto si è appreso alla Procura di Vibo Valentia in merito al provvedimento. L’uomo è accusato di omicidio e porto e detenzione illegale di arma. Pontoriero era stato iscritto nel registro degli indagati già nelle ore immediatamente successive al delitto alla luce delle dichiarazioni dei due maliani che erano con la vittima e alla corrispondenza delle loro descrizioni con le caratteristiche somatiche, il tipo di abbigliamento e l’auto posseduta.
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Il movente: la vendetta per i continui furti alla fabbrica dismessa
Una sorta di vendetta contro i numerosi furti nella ex fornace di località Tranquilla a San Calogero sarebbe alla base del delitto per il quale è stato sottoposto a fermo Antonio Pontoriero che ora dovrà rispondere dell’omicidio del 29enne Soumayla Sacko e del ferimento di altri due connazionali lo scorso 2 giugno. Gli investigatori hanno spiegato nel corso della conferenza stampa, che si è tenuta stamattina nella sede del Comando provinciale dei Carabinieri di Vibo Valentia, che la continua presenza di extracomunitari avrebbe spinto il presunto autore dell’omicidio ad agire, rivendicando che quella, fosse ancora una sua proprietà.
“Il provvedimento di oggi costituisce innanzitutto una risposta immediata data dalle istituzioni ed in particolare dei carabinieri dell’Arma di Vibo e dalla Procura di Vibo Valentia che ha diretto le indagini rispetto a questo grave reato. La chiave di volta sotto il profilo investigativo – ha spiegato il Col. Gianfilippo Magro, comandante provinciale dei carabinieri Vibo Valentia – è stata l’intervento immediato da parte della tenenza di Rosarno e di San Calogero dei carabinieri, che ha consentito di fissare gli elementi essenziali delle indagini che sono iniziate subito, dalla sera dell’evento delittuoso, e si sono protratte ininterrottamente fino alla mattinata di oggi. Un risultato di collaborazione e sinergia anche con i carabinieri di Reggio Calabria”.
“Per ora non ci sono altri indagati – spiega il comandante Magro – anche se le indagini sono tutt’ora in corso e aspettiamo le risultanze degli accertamenti tecnico scientifici del Ris di Messina. Gli elementi del quadro accusatorio, sono le dichiarazioni date dalle vittime e gli accertamenti che ci hanno consentito di itnervenire nell’immediato sul luogo dell’omicidio di questo giovane sfortunato”.
Il precedente del 5 maggio
E poi il riferimento ad un episodio che era avvenuto un mese addietro: “la segnalazione di prelievi di materiale da questa fabbrica in disuso – sottolinea il comandante dei carabinieri di Vibo – ma la conoscenza da parte dei carabinieri di San Calogero della zona e delle persone che hanno attivato l’arma, ha consentito di indirizzare fin da subito le indagini”.
Il personale dell’arma infatti, una volta sul posto, identificò alcune delle persone che avevano effettuato la chiamata, tra le quali Antonio Pontoriero. Il suo volto venne quindi memorizzato dai militari che, subito dopo l’omicidio, sottoposero la foto dell’uomo – insieme ad altre 11 – al testimone oculare del delitto, connazionale della vittima, che lo riconobbe. L’attività investigativa partì e si sviluppò con il sequestro della Fiat Panda dell’indagato, la stessa descritta dal maliano, e degli indumenti (jeans e maglietta) per essere spediti agli esperti del Ris di Messina.