I Reef sommersi fungerebbero come frangionde, ristabilendo condizioni di naturalità e di rispetto della biodiversità
COSENZA – “L’erosione costiera comporta un arretramento della linea di costa, – spiega in una nota il Consorzio Blu Calabria – che è legata a numerosi fattori meteo climatici, geologici, biologici ed antropici. Prima dell’arrivo dell’uomo, era soprattutto dovuta al clima, oggi gli equilibri sono cambiati. Quando parliamo di erosione costiera intendiamo l’arretramento della linea di riva. Questo significa quindi che le superfici sabbiose diminuiscono e di anno in anno ci troviamo sempre con meno spiaggia. Non sempre è colpa nostra se estate dopo estate ci sembra che la nostra solita spiaggia sia sempre più piccola, non è un effetto ottico e nemmeno nostalgico, è l’erosione costiera. E’ necessario secondo il presidente del consorzio Blu Calabria, Innocenza Giannuzzi, che si realizzino interventi strutturali che difendano le coste dall’erosione con risultati di medio lungo termine. Si devono mettere in campo strategie locali a breve-medio termine, costruire barriere artificiali che, pur salvando la spiaggia, non deturpino il paesaggio considerati interventi di controllo della linea di costa, di protezione e di adattamento in stretta correlazione con il contesto fisiografico e con il loro grado di efficacia e durabilità.
La fascia costiera calabrese è caratterizzata da paesaggi di eccezionale valore naturalistico e da un elevato numero di habitat particolarmente rilevanti in termini di biodiversità e complessità funzionale. Tutelare non vuol dire cementificare, ma a nostro avviso trovare delle linee di intervento che abbiano una sostenibilità sociale, ambientale, economica. Per la tutela delle nostre coste proponiamo i Reef, semplici barriere artificiali che tendono a migliore la gestione della fascia costiera, integrandosi con l’habitat marino, determinando effetti positivi a livello biologico, ecologico ed economico. I Reef sommersi, non deturperebbero il paesaggio costiero, funzionerebbero come frangionde, ristabilirebbero condizioni di naturalità e di rispetto della biodiversità senza comprometterne la qualità, restituirebbero competitività produttiva alla pesca tradizionale, favorirebbero l’ittiturismo. Ingaggiare una battaglia contro la natura è da stolti: alla fine vincerà il mare ed è necessario adottare responsabilmente delle azioni, che tutelino il nostro patrimonio e che ridiano il giusto equilibrio al nostro habitat, che l’uomo nel corso degli anni ha modificato”.
In foto Reef sommersi