Berlusconi a Reggio per il processo a Scajola: “Matacena chi? Uno sconosciuto”

E’ durata poco più di un’ora la deposizione di Silvio Berlusconi davanti ai giudici del Tribunale di Reggio Calabria per rispondere alle domande di pm e difensori nel processo a carico dell’ex ministro Claudio Scajola.

 

REGGIO CALABRIA – Ha invitato le parti ad alzare la voce perchè la pressurizzazione dell’aereo gli aveva tappato le orecchie. Silvio Berlusconi ha dichiarato di non avere mai avuto rapporti con Amedeo Matacena e di non sapere nemmeno che lavoro facesse l’ex deputato e armatore di una società di traghetti che collega Calabria e Sicilia. Non sapeva neanche perchè non fosse stato ricandidato nel 2001, poco dopo la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa.

Silvio Berlusconi ieri a Reggio, era chiamato a riferire sui rapporti con l’ex ministro, accusato di avere favorito la latitanza dell’ex parlamentare azzurro Amedeo Matacena, adesso rifugiato a Dubai, e con lo stesso Matacena proprio mentre a Milano, il Tribunale lo rinviava a giudizio ancora una volta per il caso Ruby ter. Il leader azzurro ha spiegato che delle candidature si occupava il coordinatore nazionale del partito, che all’epoca era Scajola, sulla base delle indicazioni fornite dai coordinatori regionali. E le riconferme venivano vagliate dai capigruppo. “Matacena – ha detto Berlusconi – non fu un protagonista né nel partito né alla Camera. Mi era praticamente sconosciuto”.

Berlusconi ha poi proseguito affermando di non sapere che tipo di rapporti vi fossero tra Matacena, Scajola e Dell’Utri. Relativamente a quest’ultimo ha affermato di non essere stato da lui informato della volontà di recarsi in Libano: “Mi sembrava difficile attribuire a una volontà di fuga quella di andare in Libano” ha aggiunto Berlusconi, visto che Dell’Utri “avrebbe dovuto sapere che c’è un trattato di estradizione. Mi è sembrata una cosa di una stupidità assoluta”.

Più volte è stato fatto riferimento proprio al Libano nelle domande del pm in quanto secondo l’accusa, Scajola si era attivato per aiutare la moglie di Matacena, Chiara Rizzo anche lei imputata, per favorire il trasferimento del marito da Dubai a Beirut. Da qui la domanda del pm se Berlusconi fosse a conoscenza di quali reati fossero contemplati nel trattato. Domanda alla quale il leader di Forza Italia ha risposto sostenendo di non avere approfondito l’argomento.

Sempre in tema di Libano, Berlusconi ha anche riferito di avere incontrato l’ex presidente Amin Gemayel una sola volta, insieme a Scajola. Un tema introdotto dal pm dal momento che secondo l’accusa, Scajola, attraverso l’uomo d’affari catanzarese Vincenzo Speziali che vive in Libano (e che ha patteggiato un anno nell’ambito dello stesso procedimento ed è nipote omonimo dell’ex senatore di Fi) aveva organizzato l’incontro. “Pur non essendo più primo ministro – ha detto Berlusconi – ero comunque il personaggio più in vista della politica italiana e molti ci tenevano a incontrarmi”. La tensione tra le parti è salita quando Lombardo ha chiesto a Berlusconi se il suo governo si fosse mai occupato di Telekom Serbia. Domanda – respinta dal tribunale dopo l’opposizione delle difese – che ha preso le mosse da un’intervista del 2015 in cui Matacena parlava di tangenti. Il pm ha spiegato di avere fatto una richiesta generica per la necessità di capire se la latitanza di Matacena abbia punti di contatto con quella di Dell’Utri alla luce dell’intervista di Matacena.

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