La famiglia “esercitava” l’attività nella città di Prato, ai danni di ditte e negozi. Il quarto complice deteneva illegalmente una pistola clandestina
CALABRIA – Otto anni di estorsioni, richieste di ‘pizzo’ a negozi e ditte a Prato: così i carabinieri hanno arrestato due fratelli calabresi, Silvano e Vincenzo Bartolo, e il figlio di uno dei due, Bruno Bartolo, accusati di aver taglieggiato a imprenditori terrorizzati centinaia di migliaia di euro per fare la ‘bella vita’, tra vizi e auto di lusso, e per mantenere le proprie famiglie. Gli arresti sono maturati nell’ambito di una vasta inchiesta della procura svelata oggi. I primi sono stati eseguiti tra la fine di dicembre scorso e gennaio. A loro si aggiunge un quarto arresto, un meccanico di Poggio a Caiano (Prato): a lui era stata affidata la pistola semiautomatica clandestina.
In base agli accertamenti l’arma era illegalmente detenuta dal meccanico, forse – ricostruiscono le indagini coordinate dalla procura – per conto del primo arrestato dell’inchiesta, uno dei fratelli Bartolo. Dell’arma i carabinieri conoscevano l’esistenza e non avevano mai smesso di cercarla. E’ spuntata fuori nell’ultimo arresto. La pistola è stata trovata carica, pronta all’uso e munita di una scorta consistente di munizioni. Dalle indagini sarebbe emersa la concreta e inquietante volontà di uno dei fratelli Bartolo di volersene servire al momento giusto per “la regolazione di alcuni conti in sospeso”
L’ultimo arresto, nei giorni scorsi, è stato reso noto oggi insieme all’intera vicenda. I tre calabresi abitano sulle colline, a Poggio a Caiano e Carmignano. Le investigazioni hanno documentato che “la famiglia” minacciavano da tempo le loro vittime a scopo estorsivo. Gli inquirenti hanno collezionato un “gravissimo quadro probatorio” che ha portato i calabresi in carcere tra fine 2017 e gennaio scorso. Poi il contesto si è ancora aggravato, sono emerse altre estorsioni ed è scattato dunque l’arresto per il quarto complice.