L’incendio alla tendopoli di San Ferdinando nella notte tra venerdì e sabato scorsi, riaccende i riflettori su un problema mai risolto ovvero le condizioni di vita indegne in cui vivono decine di extracomunitari braccianti nella Piana di Gioia Tauro
SAN FERDINANDO (RC) – E’ partita la mobilitazione a San Ferdinando, che si sta svolgendo in modo pacifico. La marcia dei migranti della tendopoli promossa dall’USB, l’Unione sindacale di base, è stata promossa per denunciare le condizioni di vita inumane nelle quali vivono gli extracomunitari, per chiedere interventi risolutivi dopo anni e anni di soluzioni tampone, e alla luce dell’incendio che nella notte tra venerdì e sabato scorsi ha devastato la baraccopoli provocando la morte di una donna nigeriana e il ferimento di altre due persone.
Il corteo, al quale stanno partecipando un centinaio di migranti, è diretto al Municipio di San Ferdinando dove i manifestanti sperano di incontrare rappresentanti della Prefettura, il commissario straordinario per l’area di San Ferdinando, Andrea Polichetti e il sindaco della cittadina Andrea Tripodi. I migranti in marcia mostrano cartelli con le scritte “Schiavi mai”, “Basta discriminazioni, residenze per tutti”, e “Le nostre vite più in alto dei nostri profitti”. Ci sono anche delle foto di Becky Moses, la ventiseienne morta nel rogo.
Un inferno in terra, rifiuti, fango, piccole costruzioni di cartone e plastica. Una vera indecenza e una vergogna della nostra terra. Giuseppe Pugliese, dell’Associazione SOS Rosarno prima dell’inizio del corteo è intervenuto ai microfoni di Rlb per sottolineare la grave e perdurante situazione che da troppi anni interessa i lavoratori extracomunitari ‘ospitati’ nella tendopoli.
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“Queste persone sono lavoratori, è una vergogna per l’umanità”
Pugliese spiega come l’Associazione SOS Rosarno, svolga “un progetto di agricoltura etica e biologica e sostiene la scuola dentro la tendopoli. Su questa vicenda l’unica cosa da dire – dichiara Pugliese – è che sono vent’anni che la situazione è in questo modo. Ci sono stati diversi interventi nel corso degli anni, inefficaci, illogici e irrazionali. Tendopoli su tendopoli e persone abbandonate a se stesse. Una vergogna per l’umanità. Una cosa da dire importante è queste persone sono lavoratori, non sono mendicanti. E’ gente che tiene in vita questa ormai agonizzante economia agricola della Piana di Gioia Tauro che un tempo significava ricchezza per tutti e che ora significa povertà sia per i piccoli produttori che per l’ultimo anello della catena, ovvero i braccianti, che hanno un disperato bisogno di lavorare e per questo accettano qualsiasi cosa”.
Quella dell’incendio era una una disgrazia annunciata perchè, spiega ancora il rappresentante dell’associazione “se delle persone vivono in una tenda di plastica o cartone e accendono un fuoco e si addormentano è logico che rischiano di morire bruciati loro e altre persone. I Comuni non possono avere le forze per farsi carico di situazioni di questo tipo. Dovrebbe essere il Ministero degli Interni ad intervenire per dare una sistemazione dignitosa a queste persone che sono lavoratori e che non possiamo cancellare. Sono qua, anche si decide di sgombrarli non cambierà la situazione”.
Alla mobilitazione hanno aderito associazioni del territorio oltre a SOS Rosarno: Legambiente Reggio Calabria, Associazione 14 Luglio di Nicotera. Presente anche il sindaco di Cinquefrondi, uno dei Comuni della Piana di Gioia Tauro, Michele Conia, che marcia insieme ai migranti indossando la fascia tricolore. A seguito della distruzione a causa dell’incendio di sabato scorso di circa duecento tra capanne e ricoveri di fortuna, i migranti rimasti senza un riparo sono stati ospitati nella tensostruttura provvisoria allestita dalla Protezione civile della Regione Calabria, in un capannone poco distante e nella tendopoli realizzata e aperta la scorsa estate dalla Prefettura di Reggio.