‘Ndrangheta, estorsione ai familiari di un pentito. Arrestati affiliati al clan Bellocco – VIDEO

Estorsioni compiute con il metodo mafioso. Stamattina sono scattati alcuni arresti tra Emilia Romagna, Calabria e Lazio nei confronti di affiliati alla cosca Bellocco

 

BOLOGNA – I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna e dello S.C.I.C.O. (Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata) di Roma stanno dando esecuzione, in Emilia Romagna, Lazio e Calabria, ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre pregiudicati ritenuti affiliati alla ‘ndrina dei Bellocco di Rosarno (Rc), responsabili di un episodio di estorsione ai danni dei familiari del collaboratore di giustizia Nicola Femia.

scramble operazione 02I tre pregiudicati, arrestati in quella che è stata ribattezzata operazione Scramble, sono ritenuti responsabili di un episodio di estorsione maturato e consumato in un contesto di malavita organizzata sul territorio emiliano-romagnolo. In particolare sono finiti in manette Bruno Filippone, 35 anni, preso a Siderno (Rc), Francesco Corrao, 30, rintracciato nel Bresciano a casa della fidanzata, Calogero Lupo, 51, arrestato a Massalombarda (Ravenna) dove risiede. Le indagini sono partite dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Nicola Femia (in foto in basso), condannato per associazione mafiosa a seguito della storica sentenza emessa dal Tribunale di Bologna il 22 febbraio 2017 che lo ha ritenuto capo e promotore di un’associazione di stampo mafioso operante nel settore del gioco illegale. Femia aveva riferito di comportamenti delittuosi, in particolare di natura estorsiva, posti in essere da alcuni soggetti di origine calabrese attivi sul territorio emiliano romagnolo e riconducibili alla ‘ndrina dei Bellocco di Rosarno, cosca tra le più antiche, pericolose e potenti della ‘ndrangheta reggina, con importanti ramificazioni in Emilia-Romagna e nel nord Italia e attiva in diversi settori illeciti, primi fra tutti quelli del narcotraffico, delle estorsioni e del controllo delle attività commerciali e imprenditoriali.

femia-nicola

La vicenda originaria risale al gennaio 2011, quando Femia avrebbe ricevuto le prime richieste estorsive collegate alla gestione di una sala scommesse da costui diretta a Roma. Le successive vicende giudiziarie, che avevano coinvolto in tempi diversi ed a vario titolo sia i tre estorsori che il pentito, avevano fatto registrare delle battute di arresto nelle indebite pretese di denaro. Poi tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016, nonostante Nicola Femia fosse ristretto in regime carcerario, anche a seguito del suo arresto effettuato nell’ambito dell’operazione “Black Monkey”, le richieste illecite, per un ammontare di 250mila euro, sono riprese nei confronti dei suoi figli, residenti in provincia di Ravenna, fino ad arrivare al mese di novembre del 2016, quando le minacce rivolte nei confronti di costoro, direttamente presso le loro abitazioni in Conselice (RA), non li convinsero a pagare in tre soluzioni 50 mila euro.

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L’attività investigativa, anche di natura tecnica, è stata svolta anche grazie alla visione dei filmati delle telecamere di sorveglianza installate presso il municipio del comune ravvenate, come scrive il GIP nell’ordinanza, e che hanno “permesso di riscostruire e riscontrare analiticamente la vicenda estorsiva che ha visto coinvolti a Conselice (RA), da un lato, come parti offese, i figli del noto boss Nicola Femia e dall’altro, nella veste di autori del delitto estorsivo, gli odierni indagati, inseriti o gravitanti nell’orbita della ‘ndrina “Bellocco”, comunque avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal gruppo criminale di stampo ‘ndranghetista”. Contestualmente all’esecuzione del provvedimento cautelare sono state eseguite perquisizioni a Conselice e Massa Lombarda in Provincia di Ravenna, Siderno, Rosarno e Palmi in Provincia di Reggio Calabria e ad Anzio in Provincia di Roma.

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